Milano, 19 dicembre 2024 – “Inizialmente, non mi sono accorto di aver investito sulle strisce pedonali il passeggino. Ho sentito un colpo sul fianco destro della fiancata della mia macchina. Ero sotto stress psicologico per una crisi familiare, ero sovrappensiero. Non ho deciso di fermarmi per controllare quanto era accaduto: è stata una reazione istintiva. Ricordo di aver controllato lo specchietto laterale destro e di non aver notato che c’era un passeggino”.
Il ritorno sul “luogo del delitto”
Poi, però, Angelo Z. è tornato un paio d’ore dopo sul luogo dell’investimento, all’incrocio tra piazza Durante e via Casoretto: “Ho visto la polizia locale effettuare i rilievi e lì mi è venuto il sospetto che fosse accaduto qualcosa di più”. Neanche in quel momento, alle 11 di martedì, ha pensato però di contattare la polizia locale per capire cosa fosse successo e assumersi eventualmente le sue responsabilità per l’incidente: “Ho sbagliato, faccio mea culpa”.
Uno sbaglio, per dirla con le parole del manager pubblico, che poteva costare la vita a una bambina di 3 anni e alla madre trentunenne che stava spingendo la carrozzina: solo per un miracolo, infatti, l’impatto non ha avuto conseguenze devastanti per la piccola, dimessa dal Niguarda con escoriazioni al volto e qualche lieve contusione.
Comparso in aula
Nella tarda mattinata di ieri, il sessantunenne alla guida della Q3 bianca investitrice – funzionario comunale della Direzione centrale unica appalti che nei giorni scorsi avrebbe ricevuto una breve sospensione dal servizio per altre vicende – si è presentato in Tribunale per la direttissima, dopo l’arresto per omissione di soccorso da parte degli agenti del Radiomobile della polizia locale.
Il giudice Franco Cantù Rajnoldi ha convalidato il provvedimento, accogliendo le richieste del pm Nicola Rossato (rappresentato in aula dal vice procuratore onorario Guido Raciti), e disposto i domiciliari, in vista dell’udienza del prossimo 15 gennaio: è stata ritenuta fondata la sussistenza della “gravità indiziaria” e delle esigenze cautelari, sia per “la modalità del fatto” che per “la personalità dell’arrestato, che, “consapevole di essere rimasto coinvolto in un sinistro, ha fatto perdere le sue tracce”.
Comportamento da pirata
Assistito dall’avvocato Ciro Paparo, l’uomo ha provato a dare una spiegazione plausibile al suo comportamento da pirata della strada. Sì, perché, dopo aver travolto il passeggino, Z. è ripartito a velocità sostenuta, sparendo nel nulla. Gli accertamenti sono scattati immediatamente: i ghisa guidati dal comandante Gianluca Mirabelli sono partiti dall’analisi delle immagini registrate dalla dashcam installata nell’abitacolo di un furgone che si trovava dietro la Q3.
Quei fotogrammi si sono rivelati decisivi per ricostruire modello e colore del suv (non la targa), e di conseguenza per risalire al proprietario. Attorno alle 13, i vigili si sono presentati a casa di Z., come ammesso da lui stesso: “Ho ricevuto una chiamata da parte di W., con cui abito da qualche mese, che mi riferiva che la polizia locale mi stava cercando”.
La traccia delle multe
Eppure sono trascorse altre tre ore (e un blitz a vuoto pure in ufficio) prima che gli investigatori di piazza Beccaria riuscissero a localizzare l’Audi in via Cardano, indirizzati lì da diverse multe per divieto di sosta prese dal sessantunenne sempre in quella strada. Appena l’uomo si è avvicinato alla portiera per aprirla, i ghisa lo hanno bloccato e portato negli uffici di via Custodi, dove è stato dichiarato in arresto.
“Ho sentito il botto, ma non mi sono reso conto di aver investito qualcuno”, ha riferito in sintesi nei primi minuti. Una versione confermata ventiquattro ore dopo, seppur con dichiarazioni che l’accusa ha definito “contraddittorie”. Per la difesa, invece, Z. non avrebbe compreso immediatamente la gravità del fatto: “È stato un evento eccezionale”.