Gli ospiti speciali (persone con disabilità fisiche o psichiche) portano sempre dei doni: un libro da leggere insieme, un oggetto fatto artigianalmente, una macchinina per giocare, insomma un piccolo regalo per avvicinare i bambini e creare con loro un legame. L’incontro non è mai casuale ma avviene in una situazione pensata sia degli educatori dei centri diurni disabili che dalle educatrici dell’asilo nido.
È il progetto "La differenza c’è, ma che differenza fa?", un percorso di laboratori sperimentali, realizzato all’interno di alcuni asili nidi dell’hinterland milanese che ha avvicinato la realtà della disabilità ai bambini, dimostrando che la differenza non solo esiste, ma è una risorsa di ricchezza e unicità. Avviato in due asili nido di Bollate, il progetto è cresciuto e nell’ultimo anno ha coinvolto 180 persone, di cui 25-30 con disabilità, decine di educatrici e tanti bambini delle sezione dei grandi di sette Comuni, da Paderno Dugnano a Garbagnate milanese, da Senago a Baranzate. Il progetto è nato nel 2011 da una sperimentazione della Cooperativa Duepuntiacapo che ha introdotto un primo gruppo di persone disabili in due nidi privati di Bollate.
L’esperienza è stata molto positiva tant’è che nel 2017 viene proposto ad altri centri e altri nidi ai nidi dell’Azienda Consortile Comuni Insieme, coinvolgendo figure professionali come le pedagogiste Daniela Nardellotto e Patrizia Pillitteri che hanno progettato l’intervento con l’educatrice e coordinatrice progettuale di Duepuntiacapo Ylenia Corneo, costruendo un’équipe che lavora in sinergia. "Fin dalle prime fasi della vita i bambini sono propensi alla relazione e imparano a stare al mondo e a farsi un’idea del mondo attraverso le esperienze che sono loro proposte - commenta la pedagogista Nardellotto -; questa esperienza porta molti benefici sul piano dello sviluppo emotivo e dell’apprendimento. I piccoli imparano a pensare la diversità come parte della vita". Ro.Ram.