Milano, 28 dicembre 2024 – Quella del 25 dicembre al teatro Arcimboldi non è stata una bella serata neppure per Teresa Bellini e suo figlio Alberto, 32enne con disabilità. Referente lombarda di Confad e nel direttivo della Fondazione Condivivere, Bellini aggiunge la sua testimonianza a quella riportata ieri, quella di Stefania Rocca e di suo figlio Francesco, 12enne con sindrome RNU 4-2. In sintesi: dopo tre richiami in neanche 30 minuti dall’inizio dello spettacolo, Francesco è stato invitato da una maschera ad uscire dal teatro perché, a detta della stessa maschera, stava procurando fastidio ad altri spettatori per via delle sue reazioni a quanto vedeva accadere sul palco. Un fatto che, evidentemente, è la spia di mancanze e carenze organizzative da parte dei responsabili degli Arcimboldi, in particolare della direzione organizzativa e artistica. Francesco e sua madre Stefania, come Alberto e sua madre Teresa, si trovavano alla replica natalizia del musical “Anastasia“ perché avevano ricevuto i biglietti omaggio messi a disposizione di associazioni e famiglie di persone con fragilità proprio dagli Arcimboldi e dai Municipi. La presenza di bambini e adulti con disabilità non era solo prevista ma pure incentivata. Che la maschera abbia o no chiesto a Francesco di uscire solo temporaneamente, fatto non confermato dalla famiglia, poco importa: evidentemente l’organizzazione della serata non è andata come sarebbe dovuta andare, considerato quello che è accaduto non solo a Francesco e Stefania, ma anche la testimonianza di Teresa Bellini, che riportiamo per intero.
“Alle famiglie con disabilità arriva attraverso l’assessorato alla Cultura dei Municipi un regalo inaspettato: biglietti in omaggio per le famiglie con fragilità – scrive Bellini –. Che bello festeggiare la sera di Natale guardando uno spettacolo musicale! Peccato che una volta arrivati in teatro si presenti subito un’altra sorpresa, meno bella: i posti assegnati ad alcune associazioni di famiglie con disabilità sono in seconda galleria alta e per mio figlio, e per molte altre persone con disabilità sistemate nella stessa galleria, si prospetta così la fatica di far scendere degli scalini alti, senza corrimano e di dover assistere allo spettacolo con una visibilità e un audio ridotti. Mio figlio rinuncia e vuole andare via: per lui è stata solo una gran fatica! Ora mi chiedo e chiedo a chi ha organizzato la distribuzione dei biglietti e chiamo in causa quindi sia i Municipi che il teatro: come si può pensare di non essere attenti a collocare chi ha difficoltà motorie e psichiche in posti adeguati? C’è stata una complessiva noncuranza e superficialità nonché un’organizzazione e una comunicazione davvero deficitarie. Come sempre la responsabilità non si sa di chi sia, ma restano il disagio e la fatiche di chi è fragile. Occorrerebbero delle scuse non formali ma mirate a non far più accadere episodi come questi. Si apre, a questo punto, un mondo di considerazioni, a partire dall’accessibilità e dall’accoglienza dei teatri, un tema ancora tutto da scrivere! Poi l’inclusione delle persone con disabilità, altro tema ancora da tradurre in azioni concrete, di reale integrazione e non solo a parole. Quando le persone con disabilità potranno tranquillamente andare a teatro con le facilitazioni adatte a loro? Quando non ci saranno più solo pochi posti da prenotare con la rincorsa di chi arriva prima? Quando le disposizioni di legge sui teatri saranno riviste in quest’ottica?”.