REDAZIONE MILANO

"Ditta e lavori da tuttofare. Brava persona"

"Ivan Disar? Lo conoscevo, aveva fatto anche dei lavori a casa mia ed era capitato di bere un caffè insieme....

"Ivan Disar? Lo conoscevo, aveva fatto anche dei lavori a casa mia ed era capitato di bere un caffè insieme....

"Ivan Disar? Lo conoscevo, aveva fatto anche dei lavori a casa mia ed era capitato di bere un caffè insieme....

"Ivan Disar? Lo conoscevo, aveva fatto anche dei lavori a casa mia ed era capitato di bere un caffè insieme. Una brava persona, che lavorava. Mi sembra impossibile che sia stato ucciso così". Tra i residenti del quartiere, Ivan Disar era conosciuto anche come "tuttofare", come una persona a cui rivolgersi per piccoli lavori domestici. Frequentava piazzale Gambara, si vedeva spesso nei bar della zona o sulle panchine, a chiacchierare con gli amici nel tempo libero. A lui risulta riconducibile una piccola impresa individuale con sede in via Jacopo Palma, in un condominio dove ha abitato per qualche tempo, a pochi passi dal luogo dove è stato ucciso. Un’attività che dal codice Ateco si occupa di "fabbricazione di strutture metalliche per tende da sole o tende alla veneziana".

L’uomo, secondo le informazioni raccolte nel quartiere, ha un figlio che abita a Milano, una moglie rimasta in Ucraina. L’amico 26enne, Pavlo Kioresko, anche lui da anni in Italia, lavorerebbe invece come trasportatore. Ivan Disar, nei giorni scorsi, avrebbe anche smarrito il portafoglio a Lomazzo, in provincia di Como. Particolare che forse, sabato sera, potrebbe aver rallentato la sua identificazione. Un’amica, infatti, aveva fatto circolare un messaggio sui social: "A Lomazzo è stato smarrito il portafoglio con documenti a nome Ivan Disar". Poi un numero di cellulare da chiamare, riconducibile all’uomo ucciso a colpi di pistola nella storica panetteria di piazzale Gambara. Un negozio gestito da un commerciante che, sempre secondo le testimonianze, aveva intenzione di andare in pensione e di cedere l’attività.

Andrea Gianni