MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Silvio Garattini: “Il divieto di fumo a Milano? Scelta salvavite. Mai toccato una sigaretta, va aumentato il prezzo del tabacco”

Lo stop dal primo gennaio 2025. Il presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri: “Sono totalmente favorevole con il provvedimento. Regione Lombardia segua l’esempio. Il tabagismo è un fattore di rischio per 27 malattie”

Il professore Silvio Garattini, medico di fama mondiale, favorevole al divieto di fumo all'aperto che scatta dall'1 gennaio 2025

Il professore Silvio Garattini, medico di fama mondiale, favorevole al divieto di fumo all'aperto che scatta dall'1 gennaio 2025

Milano – “Il divieto di fumare anche all’aperto è una scelta che suggerisco da molto tempo perché il fumo passivo è profondamente ingiusto: basti dire che in Italia abbiamo almeno 500 morti all’anno per una serie di malattie che derivano da questo. La libertà di fumare viene meno se questa lede il diritto alla salute altrui”. È categorico Silvio Garattini, novantaseienne, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, a proposito delle norme stringenti che a Milano scatterano dal 1° gennaio per i fumatori. In sostanza, accendersi una sigaretta sarà vietato ovunque, a meno che non si sia a distanza di almeno 10 metri dalle altre persone.

Quindi è totalmente a favore?

“Nella maniera più assoluta. Anzi, auspico che la Regione estenda il divieto a tutta la Lombardia, per dare il buon esempi. Noi dell’Istituto Mario Negri lo diciamo da anni: l’autorità deve difendere coloro che non fumano. Peraltro anche la Costituzione tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Questa norma è necessaria: abbiamo 50 miliardi di sigarette che ogni anno inquinano il nostro Paese, diffondendo sostanze tossiche nell’atmosfera; e la maggior parte di queste diventano mozziconi gettati a terra, che vanno a finire nell’acqua e nel cibo. Fermiamoci a riflettere: il fumo è un fattore di rischio per 27 malattie”.

Quali?

“Non ci sono solo i tumori ma molto altro: fumare o respirare il fumo altrui aumenta la probabilità di contrarre varie patologie, come per esempio l’artrite reumatoide. Pensiamo anche che in Italia i fumatori sono oltre 12 milioni, i quali hanno un peso non indifferente in termini di patologie da curare e di conseguenza di lavoro per il sistema sanitario nazionale. E le liste di attesa si allungano per tutti. Per contrastare ancora di più questo vizio occorrerebbe anche aumentare il costo delle sigarette, allineandolo a quello di altri Paesi”.

C’è molta discrepanza?

“Altroché. Da noi un pacchetto da 20 sigarette costa in media 4,5 euro. In Francia 12 euro, in Inghilterra 10 sterline (12 euro, ndr), in Australia quasi 20 euro. L’aumento di prezzo sarebbe un ulteriore freno. Necessario anche perché non sempre quello che è stabilito viene rispettato: penso ai divieti già esistenti, spesso e volentieri aggirati. Io per esempio vedo sempre più minorenni con la sigaretta in bocca (e sarebbe vietato venderle a chi ha meno di 18 anni, ma a quanto pare si trova sempre il modo di ottenerle). È un male, perché una volta che si diventa dipendenti dalla nicotina poi è difficile staccarsene”.

Sarà concesso fumare sigarette elettroniche. Che ne pensa?

“Che, per quanto in misura ridotta, anche queste fanno male alla salute. Le sostanze tossiche non sono azzerate. Io penso che ci debba essere più attenzione per tutte le malattie evitabili; molte derivano dal fumo. Giusto vietarlo anche nei tavoli dei locali. Mi vengono in mente le serate all’aperto, dove tra i tavoli fuma non solo chi ha la sigaretta ma anche tutti i suoi vicini. Ed è un posto in cui si sta seduti anche per un paio d’ore”.

Dal 2021 a Milano è già vietato fumare in certi luoghi all’aperto, come le fermate dei mezzi pubblici e i parchi. Di multe però non ce ne sono state molte. Come vede la situazione dal prossimo gennaio: ci sarà la svolta?

“Io mi auguro che questa non sia solo una grida, un annuncio emesso dall’autorità e basta. Non deve finire qui, deve essere fatto rispettare, non restare sulla carta”.

Lei ha mai fumato nella vita?

“Mai. Non ho mai acceso una sigaretta. Ho vissuto un periodo, nel ’44, in cui vedevo i giovani tornare dal fronte e ricevere come omaggio dallo Stato le sigarette. Nemmeno allora mi sono lasciato tentare, anche perché non mi è mai piaciuto seguire le mode. Io penso che conti molto l’educazione familiare. Ripartiamo da qui”.