NICOLA PALMA
Cronaca

Il divieto di fumo di Milano vince in tribunale: bocciati i ricorsi di tabaccaio e tabagista. I giudici: “Lo stop combatte lo smog”

Sigarette proibite a Milano, istanza respinta in via definitiva dal Consiglio di Stato. Nel 2025 solo una ventina di multe

Dal primo gennaio 2025 il divieto di fumo è stato esteso a tutte le aree pubbliche

Dal primo gennaio 2025 il divieto di fumo è stato esteso a tutte le aree pubbliche

Milano, 14 febbraio 2025 – Via libera dei giudici alla stretta sul fumo di Palazzo Marino. Il Consiglio di Stato ha respinto in via definitiva il ricorso presentato da un tabaccaio e da un incallito consumatore di sigarette, fissando così un precedente giurisprudenziale difficilmente aggirabile in futuro.

Gli articoli impugnati

I due avevano impugnato i commi 1 e 2 dell’articolo 9 del Regolamento per la qualità dell’aria. Il primo recita: “A far data dal primo gennaio 2021, è fatto divieto di fumare: nelle aree destinate a verde, salvo in luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone; nelle aree attrezzate destinate al gioco, allo sport o alle attività ricreative dei bambini; presso le fermate di attesa dei mezzi pubblici, incluse le fermate dei taxi, fino a una distanza di 10 metri dalle relative pensiline e infrastrutture segnaletiche; nelle aree cimiteriali; nelle aree cani; nelle strutture sportive di qualsiasi tipologia, ivi comprese le aree adibite al pubblico (ad esempio: spalti)”.

Il secondo aggiunge: “A far data dal primo gennaio 2025, il divieto di fumo è esteso a tutte le aree pubbliche o a uso pubblico, ivi incluse le aree stradali, salvo in luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone”.

Le motivazioni della bocciatura

Per i ricorrenti, il Comune avrebbe invaso un campo di esclusiva competenza statale – legiferando sulla tutela di salute – e violato gli articoli 13 e 41 della Costituzione, che proteggono rispettivamente la libertà personale e l’iniziativa economica privata.

Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno chiarito: “La misura non ha come finalità esclusiva – e nemmeno primaria – la tutela della salute, bensì la riduzione dell’inquinamento attraverso il contenimento delle emissioni e il controllo delle fonti inquinanti, tra cui il consumo di tabacco, in conformità con i principi comunitari di precauzione, di azione preventiva e di correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente”.

Del resto, l’amministrazione ha depositato in udienza i dati sullo smog, che da un lato hanno certificato i continui sforamenti dei limiti europei sul Pm10 e dall’altro hanno ribadito che il consumo di tabacco incide per il 7% sulle emissioni totali di particolato. Per il Consiglio di Stato, quindi, “le disposizioni regolamentari impugnate, siccome improntate all’obiettivo di riduzione dell’inquinamento di prossimità e, su questa via, del degrado ambientale, si fondano su un concetto evoluto di vivibilità e sicurezza urbana, di cui costituiscono elementi essenziali la salubrità dell’ambiente, la qualità dell’aria e la salute del cittadino”.

Sul secondo fronte contestato, i giudici sono stati altrettanto netti: “Le misure attuano un equo bilanciamento tra le libertà costituzionali invocate e l’interesse, di pari rilievo costituzionale, alla tutela dell’ambiente, anche nell’interesse delle future generazioni”.

Conclusione: ok al giro di vite. E alle multe per chi non rispetta le regole, viene da aggiungere: dall’inizio dell’anno, sono state 20, di cui 12 per distanza inferiore a 10 metri, 4 alle fermate dei mezzi e 4 nelle aree giochi. Troppo poche per il consigliere comunale dei Verdi Carlo Monguzzi, che ha diffuso i dati sui social: “Il divieto di fumo va in fumo. Sbagliato, bisogna farlo rispettare. Il fumo nuoce gravemente alla salute e va combattuto”.