GIULIANA LORENZO
Cronaca

Niente fumo all’aperto a Milano, il parere dei tabaccai: “Assurdo. Con i divieti non si cambia nulla”

Luca Borla de “La Casa dell’Habano“ boccia la campagna smoke-free di Palazzo Marino. “Sbagliata e difficile da applicare. Giusto rispettare tutti, ma così veniamo messi in un angolo”

Luca Borla de “La Casa dell’Habano“ con Michael Jordan, uno dei suoi clienti Vip

Luca Borla de “La Casa dell’Habano“ con Michael Jordan, uno dei suoi clienti Vip

MILANO – La stretta nei confronti dei fumatori a giorni entrerà ufficialmente in vigore e a Milano non si potrà più fumare all’aria aperta in virtù della nuova fase del regolamento per la Qualità dell’Aria approvato dal Consiglio Comunale nel 2020 che vieterà le sigarette “in tutte le aree pubbliche o a uso pubblico all’aperto”. Un provvedimento che non convince Luca Borla, proprietario de “La Casa dell’Habano“ di Milano, tabaccheria aperta con il fratello Simone, nel 2006, specializzata nella vendita dei sigari cubani con clienti che arrivano da tutto il mondo, compresa l’ex stella della Nba, fumatore accanito, Michael Jordan, che anche l’estate scorsa ha fatto tappa nella bottega di Porta Romana. Considerazioni a partire dalla convinzione, comunque, di non temere troppi scossoni per i propri affari. “Credo di no – dice –. Io sono fumatore solo di sigari, che è un prodotto diverso. Il nostro negozio è particolare perché vende tantissimi sigari e poche sigarette. Anche quando è arrivata la legge Sirchia, nel 2003, tutti pensavano che ci sarebbe stato un calo nel consumo di tabacco, poi però non è stato così”.

Il provvedimento, crede, avrà più incidenza sul mondo delle sigarette che su quello che lo riguarda in prima persona: “È più difficile che accada qualcosa nel nostro mercato, anche se poi c’è sigaro e sigaro, perché in Italia produciamo ad esempio i toscani, che sono molto diversi rispetto ai sigari cubani: li consumano spesso gli anziani e hanno una fascia di prezzo molto bassa. Un sigaro caraibico in genere, invece, si fuma in ambienti chiusi, nei club, ma anche lì non si potrà più fumare, quindi che senso ha che un imprenditore investa soldi in una sala fumatori e poi una legge lo vieti solo a Milano? Capisco rispettare il non fumatore, però così il fumatore viene proprio messo in un angolo. È un regolamento inoltre difficile da applicare perché è molto vago. Si dice che è consentito purché si mantenga la distanza di 10 metri da un non fumatore: ma se quest’ultimo è in movimento cosa devo fare? Devo scappare? Devo sempre tenere una distanza di 10 metri? Non so dove andranno i fumatori perché in macchina non si può più fumare, e personalmente in casa non ho mai fumato. Ma ho sempre usato il buonsenso: se sono in un ristorante in un dehor all’aperto e c’è qualcuno vicino a me che non fuma, di certo non accendo il sigaro o la sigaretta.

Il regolamento, in generale, lo trovo assurdo. Continuano a mettere i divieti, a cercare il modo per sanzionare più persone possibili”. Le conseguenze, spiega in onestà, andranno comunque a influenzare il settore. Un mercato che, fa notare, continua a portare introiti all’erario: “Il tabacco è gravato da Iva e da accise e da Iva sull’accise. Lo Stato incassa ogni giorno milioni dalle tasse sulla vendita dei generi di monopolio. Credo che ne tragga anche qualche beneficio...”. Infine, una riflessione sui possibili effetti del divieto visti dagli occhi di una rivendita: “Un fumatore di sigaretta ha molte difficoltà a smettere, se poi vogliamo considerare una malattia il farlo, questo è diverso, ma in ogni caso il fumatore di sigaretta non smette di certo dall’oggi al domani per un regolamento”.