Milano, 23 ottobre 2018 - Slitta a domani mattina, mercoledì 23 ottobre, la decisione della Corte Costituzionale in merito al caso di Dj Fabo in cui è chiamato in causa il leader dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato. Tetraplegico, cieco e non più autosufficiente dopo un incidente, dj Fabo aveva manifestato la volontà di ricorrere a un suicidio assistito. A seguito di questa vicenda, Cappato è finito sotto processo di fronte alla corte d'Assise di Milano, che però a febbraio ha inviato gli atti alla Consulta perché valuti la legittimità dell'art. 580 del codice penale su istigazione e aiuto al suicidio. Franco Modugno è il giudice costituzionale relatore. Tra gli avvocati di Cappato, Filomena Gallo, segretario della "Coscioni". La decisione dei giudici era attesa nella serata di oggi, ma secondo qualificate fonti dell'associazione è stata rinviata.
IN AULA - Il Governo si è costituito a difesa della legge e sarà rappresentato dall'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri. In udienza sono presenti lo stesso Cappato, Mina Welby e la compagna di dj Fabo, Valeria Imbrogno. La causa era la terza a ruolo, ma è stata anticipata come prima della giornata, il che potrebbe indicare una volontà di esaminarla subito questo pomeriggio in camera di consiglio e pervenire già oggi a una decisione. L'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri così si è espressa prima dell'inizio del dibattimento: "I giudici della Corte d'assise di Milano, di fronte ai quali è aperto il giudizio su Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio per il caso di dj Fabo, "avrebbero potuto decidere con un'interpretazione e un'applicazione costituzionalmente orientata" dell'art. 580 del codice penale, perché «ci sono condotte che sono di per sé di carattere solidaristico». «Su questi temi - ha aggiunto - bisogna lasciare al legislatore lo spazio per trovare un punto di equilibrio. Le norme dell'articolo 580 del codice penale riguardano la tutela della vita ma anche la tutela dell'autodeterminazione del singolo da agenti esterni che potrebbero condizionarlo. Si tratta di norme che benchè del 1930 non sono obsolete e prevedono una gradazione nella pena». Quindi, secondo Palmieri, il giudice ha a disposizione gli strumenti per valutare i singoli casi e lo ha fatto per esempio «con la sentenza su un gioco di ruolo come Blue Whale» dove la Cassazione dovendo decidere sul caso di un uomo che era imputato di istigazione al suicidio - suicidio che poi non si è verificato - ha deciso per l'assoluzione rispetto a questo reato.
CAPPATO - "Avevo capito che tra gli obiettivi di questo Governo ci fosse la rapida e certa trattazione delle leggi di iniziativa popolare. Noi da 5 anni attendiamo l'intervento del legislatore sulla nostra legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale". Lo ha detto al termine dell'udienza, Marco Cappato. "Se un presidente del Consiglio a nome del Governo interviene in giudizio contro di me invocando l'inammissibilità e infondatezza della questione rimandando all'intervento del legislatore questa è un'assunzione di responsabilità politica". Cappato ha poi voluto ringraziare Fabiano Antoniani per aver deciso di agire pubblicamente invece che nella clandestinità. "Attendo con il massimo rispetto qualunque debba essere la decisione della Corte Costituzionale - ha aggiutno Cappato -: è un'azione in cui io stesso mi sono autodenunciato, un'azione di disobbedienza civile e di obbedienza a quello che ho ritenuto un dovere morale di aiutare Fabiano. Comunque andrà, sarà un'occasione per fare chiarezza per altri casi e altre persone che si trovano nella stessa condizione"
LA DIFESA - "Non chiediamo che venga riconosciuto un diritto a morire ma il diritto a essere aiutati" quando ci sono situazioni estreme. Questa la posizione espressa dai legali di Marco Cappato. "Le richieste poste - ha spiegato Filomena Gallo - riguardano ipotesi del tutto eccezionali, malati affetti da patologie irreversibili, con dolore senza speranza, situazioni che irragionevolmente ricadono nell'orbita dell'articolo 580 del codice penale" producendo "una compressione irragionevole dei diritti". "Nessuno vuole chiedere alla corte un lugubre diritto a morire o di accogliere un liberismo sfrenato dove tutto è concesso, ma solo di rinunciare a un paternalismo irragionevole e cieco che omologa situazioni che non possono essere omologate", ha aggiunto Federico Manes. "Ci sono casi - ha detto ancora Manes - in cui la pulsione alla morte supera quella alla vita. È ancora suicidio - si è chiesto l'avvocato - la scelta di un congedo dalla vita di chi ha un corpo che si è congedato dalla persona, di un individuo che è scisso dal corpo?"