MILANO – È la generazione più acculturata di sempre. Anni sui libri tra lauree, master, specializzazioni e stage. Eppure, il lavoro – è innegabile – i giovani non lo trovano certo dietro l’angolo. Dall’altra parte, le aziende hanno un disperato bisogno di talenti, anche perché le due grandi transizioni, ecologica e digitale, senza persone e nuove competenze non si possono fare. Accade così che chi si affaccia sul mercato del lavoro si trova oggi fagocitato nel grande scollamento tra domanda e offerta. Un disallineamento tutto inscritto tra teoria e pratica, dove una formazione ampia e metodologica è ormai incapace di incontrare le reali esigenze di un mondo che si appresta a un salto tecnologico senza precedenti.
In Europa solo 1 studente su 4 è iscritto a percorsi Stem
Steccati disciplinari troppo rigidi e sistemi formativi poco flessibili sono infatti tra le cause che spingono ragazzi e ragazze ad allontanarsi dalle discipline Stem: solo il 26,6% degli studenti europei è iscritto a percorsi di educazione terziaria in ambito tecnico-scientifico, mentre oltre la metà delle aziende ha difficoltà a reperire profili nell’ambito. Lo mette nero su bianco l’Osservatorio Stem di Deloitte, secondo il quale nel vecchio continente le barriere psicologiche verso queste discipline sono ancora moltissime. Innanzitutto, uno studente su tre pensa che siano “troppi difficili” e che solo le persone “portate” possano studiare e lavorare in questo ambito. A spaventare è poi anche un’eccessiva specializzazione, come se sposare questo tipo carriera significhi rinunciare alla cultura in senso più ampio.
Solo 3 su dieci sono donne
Sono soprattutto le donne a rinunciare a una carriera Stem e, di conseguenza, a subire più di tutte il mismatch tra domanda e offerta. Le ragazze sono infatti in media più istruite dei colleghi maschi, tanto da rappresentare la maggioranza degli studenti universitari europei (il 54,8%), ma sono ancora solo il 31,9% all’interno dei corsi tecnico-scientifici. In particolare, in ambito “ingegneria” sono il 27%, in quello “ICT” il 20,3%, mentre (buona notizia) hanno raggiunto la parità nel settore “scienze naturali, matematica e statistica” con una quota pari al 50,3%.
Il divario di genere nel mercato dell’IA
Intanto, registra ancora l’Osservatorio, la percezione comune è che, con l’avvento dell’IA, lo scollamento sia destinato ad aumentare: il 60% delle aziende prevede che la nuova tecnologia aumenterà la domanda di competenze Stem. E sono proprio le donne che potrebbero pagarne maggiormente le conseguenze. Lo spiega bene un report di Interface dedicato a mappare le esperte di IA nella forza lavoro europea. La fotografia che emerge ha qualche luce e più di qualche ombra.
Milano hub di talenti femminili più di Berlino
Tra i dati positivi c’è il posizionamento di Milano tra i più importanti hub europei di talenti dell’IA. Anche la percentuale femminile, pur essendo lontana dalla parità (30%), è comunque più elevata rispetto a città come Berlino (21%), Parigi (23%) e Amsterdam (25%). In generale, in Italia il 31% dei potenziali lavoratori del settore sono donne. Una disparità meno marcata rispetto ad altri Stati dell’Unione, come ad esempio la Germania, dove la percentuale si ferma al 20%.
Ai vertici sono donne solo il 15% degli esperti di IA
Anche in Paesi con quasi totale eguaglianza di genere nella forza lavoro complessiva (e l’Italia non è tra questi), il settore dell’intelligenza artificiale mostra uno sbilanciamento consistente. Le cose peggiorano poi un po’ ovunque quando si guarda alle posizioni apicali. Le donne, a livello globale, rappresentano solo il 22% del talent pool dell’IA, percentuale che crolla al 15% ai vertici delle aziende. Il rinforzarsi di Bias di genere nello sviluppo delle nuove tecnologie e l’esacerbarsi delle disuguaglianze strutturali nella società sono tra le conseguenze più gravi della sottorappresentazione femminile. Insomma, mentre domanda e offerta nel mercato del lavoro continuano a viaggiare su binari diversi, la vera minaccia dell’IA non è quella di sostituire alcune funzioni umane, ma di ripeterle.