di Alberto Oliva
"Ci facciamo tante domande, ma una più di tutte non ci lascia dormire tranquilli: se il Comune “tiene” tanto ai cinquant’anni di un’insegna, che senso ha mettere al nostro posto e in gara delle società, probabilmente multinazionali, che sicuramente non sono neppure Botteghe Storiche?". Riccardo, Fabio e Angelo Cielo sono tre fratelli in sella alla gioielleria di famiglia da molti anni e si vedono adesso negare il futuro in Galleria per le ambizioni del Comune di far cassa cavillando sul concetto di "bottega storica". Le loro vetrine si trovano lungo i portici che affacciano direttamente sulla piazza.
"Nella Delibera del Comune di Milano n.815 del 17-7-2020 ci viene contestata la discriminante di non risiedere da più di cinquant’anni nello stesso negozio e quindi di non avere l’insegna storica" afferma Riccardo. "Innanzitutto va detto che fino a tre anni fa bastavano trent’anni, ma questa Giunta ha cambiato le regole… Essendo noi “arrivati” in Piazza nel 1988 saremmo rientrati nei rinnovi. È tuttavia da sottolineare che la nostra famiglia, grazie all’impegno e alle capacità imprenditoriali, attualmente occupa gli spazi di due Storiche Gioiellerie milanesi (Archenti e Verga) che fin dalla fine dell’800 erano presenti nei nostri locali; vien da sé che nei medesimi locali si è data continuità merceologica e di servizi per la stessa clientela di un tempo".
Ma non finisce qui. "Abbiamo sempre onorato con tempestività nei confronti del Comune di Milano il regolare pagamento per i locali a noi concessi – continua Riccardo –, abbiamo sempre svolto nei decenni il nostro lavoro con correttezza e trasparenza senza incorrere in verifiche di dubbia legalità, la dedizione, la professionalità e la serietà ci hanno consentito di ricevere gli importanti riconoscimenti di Bottega Storica (nel 2006 proprio dal Comune di Milano) e Negozio di Storica Attività (sempre nel 2006, da Regione Lombardia)".
Il Comune sembra apprezzare e richiedere espressamente la storicità e l’impegno di valorizzazione del brand Milano - che Cielo ha esaltato mettendo in produzione un orologio originale dedicato proprio alla città - ma poi privilegia un unico cavillo burocratico per non rinnovare il contratto d’affitto senza passare dalla gara. Che cosa significa essere riconosciuti storica attività con tanto di targa consegnata dal sindaco, se poi questo non serve a niente al momento del bisogno pratico? La famiglia Cielo annuncia battaglie legali, a partire dai ricorsi contro questa delibera, che toglie un altro pezzo di storia di Milano alla Galleria Vittorio Emanuele, che ormai rischia di diventare una nuova Corso Buenos Aires, affollata di temporary shop internazionali buoni solo a fare pubblicità ai grandi marchi e a risanare le dissestate casse di Palazzo Marino.
Al caso di Cielo si aggiunge la prossima chiusura - nonostante la promozione nella delibera comunale - del vicino di vetrina, il piccolo meraviglioso "Ruggeri Abbigliamento". Qui non è la delibera ad avere colpito, ma la crisi del coronavirus che ha tolto la speranza ad Alberto Ruggeri, stanco di resistere a una situazione divenuta insostenibile. Con rammarico e grande dispiacere ha, infatti, annunciato la liquidazione totale della sua attività che chiuderà definitivamente il 30 settembre, senza possibili ripensamenti. "I nostri clienti storici stanno dimostrando grande affetto, vengono a salutarci e comprano i nostri ultimi capi" chiosa Alberto con nostalgia per un futuro che si è interrotto prima del tempo. D’altra parte, come sa bene chi frequenta la Galleria negli ultimi anni, è evidente che la valorizzazione culturale delle insegne storiche che il Comune esalta a parole, nella pratica è affidata solo alla strenua entusiastica resistenza di qualche eroica guida turistica e di alcune associazioni che provano a raccontare la bellezza di una Milano che sembra non interessare più. Eppure proprio nelle Botteghe Storiche risiede un potenziale di cultura viva e un passaggio generazionale che non meriterebbe di essere trattato così.