Milano – La base era in pieno centro a Milano, in via Pattari, a due passi dal Duomo, ma la rete delle presunte cyber spie della Equalize aveva ramificazioni all’estero, in particolare a Londra.
È su uno dei dettagli che emergono dall’interrogatorio di Massimiliano Camponovo, l’investigatore privato finito ai domiciliari nella maxi inchiesta sui dossier illegali, che ora gli investigatori puntano la loro attenzione. Anche perché, che la Equalize avesse contatti e appoggi fuori dall’Italia era già emerso dalle intercettazioni: in Inghilterra avveniva il reclutamento degli hacker, ci furono incontri con agenti israeliani, e i server della società erano in Lituania. Nell’interrogatorio, durato circa nove ore, Camponovo ha parlato di un “gruppo di persone all’estero”, in particolare a Londra, che avrebbe “condizionato” le attività della Equalize, una “dimensione estera prevalente e sovraordinata” che aveva legami “inquietanti” soprattutto con Nunzio Samuele Calamucci, l’hacker arrestato con l’ex super poliziotto Carmine Gallo. “So che ho sbagliato”, avrebbe detto Camponovo, ammettendo le responsabilità e parlando anche della sua “paura” per quella “mano oscura” basata all’estero. Camponovo, difeso dall’avvocato Roberto Pezzi, ha parlato di un “livello superiore”, rispetto a Gallo e al gruppo della Equalize di Enrico Pazzali, che avrebbe gestito la presunta fabbrica dei dossier illegali, e che c’erano “varie dinamiche interne ed esterne che hanno condizionato l’attività della società”.
Il tecnico informatico, oltre ad ammettere le sue responsabilità (“eseguivo”, avrebbe detto) e a rispondere sulle fatture di importi rilevantissimi per i lavori ai clienti, avrebbe parlato, in particolare, di quella “dimensione estera” con base a Londra. E soprattutto di una persona che aveva legami inquietanti con Calamucci, presunto braccio destro di Gallo. E che farebbe parte di un gruppo di persone da identificare ancora, di cui Camponovo non conoscerebbe, però, i nomi, ma avrebbe saputo della loro esistenza. Sarebbe collegata proprio a quella presenza di livello “superiore” la paura che il 52enne aveva e ha ancora per sé e per i suoi familiari. Una dimensione “estera” di cui farebbero parte anche uomini dell’intelligence israeliana, ma Camponovo, provato e preoccupato nel corso dell’interrogatorio riassunto in una trentina di pagine di verbale sintetico, si è concentrato in particolare sul gruppo radicato in Inghilterra.
Già dagli atti depositati era venuto fuori che dall’Inghilterra avrebbe agito una professoressa universitaria (poi sostituita con un’altra), la quale avrebbe guidato la centrale dei prelievi illeciti di informazioni dalle banche dati italiane. Calamucci diceva nel 2023: “Noi abbiamo un organico di quarantadue analisti che stanno a Colchester”. Le persone del livello superiore di cui parla Camponovo sarebbero legate a queste, ma diverse e da identificare.