Milano, 4 novembre 2024 – L’ordinanza del gip Fabrizio Filice, che ha disposto quattro custodie cautelari e due interdittive, conta 50 indagati. Ma sono una decina, tra proprietario, amministratore delegato e superesperti, quelli attorno a cui ruota la gestione della Equalize, ufficialmente una srl che si occupa di rischi aziendali e invece, secondo l’accusa (suffragata dai risultati di oltre due anni di indagine e da un fiume di intercettazioni) una società di spionaggio. I magistrati, primo fra tutti il pm Francesco De Tommasi, ritengono la srl di via Pattari “un pericolo per la democrazia di questo Paese”.
Sull’altra sponda
La “mente“ è Carmine Gallo, ex superpoliziotto, 66 anni, detto “Il dottore“, l’uomo che per quasi 40 è stato considerato la punta di diamante delle investigazioni, oltre ad avere un archivio enorme: il delitto Gucci, il sequestro Sgarella e la strage di Duisburg avvenuta nel 2007 in Germania (fu lui, uno dei massimi esperti di criminalità organizzata, a dare la svolta decisiva alle indagini).
Ora quell’abilità investigativa – riconosciuta al punto che giusto fino a qualche settimana prima dell’arresto Gallo continuava a dare consigli alle attuali massime cariche della polizia – secondo l’accusa l’avrebbe spostata al servizio di interessi privati. E fin qui, per uno che fa l’investigatore, nulla di strano. Ma “il dottore“ avrebbe adottato metodi non consentiti dalla legge, come il continuo accesso abusivo a banche date nazionali riservatissime. E ancora, stando sempre alle carte della accusa, avrebbe venduto ai clienti l’esito delle ricerche eseguite con metodi illegali.
Un gigantesco mercato di dati e notizie riservate che finivano in dossier commissionati per acquisire informazioni sui rivali in affari, ma anche spionaggio familiare tra eredi di imperi economici o semplicemente intercettazioni ordinate da noti imprenditori per controllare le frequentazioni delle mogli o per aggiudicarsi l’affidamento dei figli gettando fango sull’ex.
Gallo, dotato di un cripto-fonino con tecnologia israeliana, aveva contatti “di primo livello”: sentiva abitualmente alti funzionari, prefetti, magistrati, importanti studi di avvocati. Recente la chiacchierata con il capo dello Sco Francesco Messina (ignaro e non indagato).
Il mago delle tecnologie
Braccio destro (e anche sinistro) di Gallo è Samuele Calamucci, l’esperto hacker del movimento Anonymous, nella carte “Sem“ o “l’ingegnere“. Lui aveva creato la piattaforma Beyond in grado di “bucare lo Sdi”, almeno secondo quanto ritengono i magistrati che lo hanno arrestato. Lui che mentre si occupava del dossier Leonardo Del Vecchio jr diceva: “Questo Carmine è l’affare della vita” perché, spiegava, “questo mi ha detto non ho limiti di budget: pago, faccio, disfo (...) Questo c’ha un patrimonio da tre miliardi, spenderà anche 2 o 300mila euro con noi”.
Anche Ginevra Caprotti della dinastia Esselunga compare tra gli spiati. Spuntano dossier e intercettazioni illecite anche a carico dell’atleta Marcell Jacobs e del suo staff.
Il capo messo in secondo piano?
Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera e proprietario del 95% della Equalize, sulla carta, è “il capo“. In realtà dalle intercettazioni si evince che Calamucci e Gallo volevano tenerlo fuori dalle decisioni che contavano al punto da aver studiato un “pazzalino“, cioè una versione light della piattaforma utilizzata da Calamucci.
Gli avvocati del presidente di Fondazione Fiera, Federico Cecconi e Fabio Giarda, spiegano che il loro assistito “conta di poter presto dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti”. Estraneità che, in parte (quella riferita agli accessi disinvolti), gli aveva riconosciuto anche il gip Filice nel momento in cui non aveva disposto per lui la custodia cautelare. Convinzione dedotta anche dalle intercettazioni, come quella in cui in un passaggio delle conversazioni Gallo e Calamucci parlano “dell’annoso tema se fornire o meno a Pazzali le credenziali della piattaforma che integra la possibilità di effettuare ‘report’ invasivi oppure se fargli utilizzare il cosiddetto Pazzalino versione light della piattaforma”.
Le altre pedine
C’è anche un investigatore privato nella banda, è Massimiliano Camponovo, 52 anni. Ci sono poi Giulio Cornelli, 38 anni, nelle carte “John Bologna“, Giuliano Schiano, 50 anni, finanziere che faceva gli accessi abusivi alle banche dati, nominato delle carte con l’appellativo di “Londra“ e il poliziotto del commissariato di Rho-Pero, Marco Malerba.
Camponovo, difeso da Roberto Pezzi, ha fatto parziali ammissioni: “Avevo intuito che dietro questa attività c’era una “mano oscura“. A quel punto io sono stato al mio posto”. Ora, ha aggiunto, “sono preoccupato per la mia vita e per quella della mia famiglia”.