CLAUDIO
Cronaca

Dove sono finiti i moscerini negli occhi?

Negri è un tempo per la semina e uno per il raccolto. D’accordo, ma la nostra vita è anche scandita...

Negri è un tempo per la semina e uno per il raccolto. D’accordo, ma la nostra vita è anche scandita...

Negri è un tempo per la semina e uno per il raccolto. D’accordo, ma la nostra vita è anche scandita...

Negri è un tempo per la semina e uno per il raccolto. D’accordo, ma la nostra vita è anche scandita da tempi minori. Per me, ad esempio, non è più il tempo di moscerini nell’occhio. Da un bel po’. Potrei a questo punto, da fatalista, allargare le braccia: “Non ci sono più i moscerini di una volta”. Il che, sotto il profilo genetico, è anche vero: da quando era uso per la specie di finirmi nell’occhio si sono succedute migliaia di generazioni e nel frattempo il loro Dna avrà senz’altro subìto qualche mutazione. Ma non è questo il problema. Il problema vero è che il moscerino non vuole più saperne di entrare nel mio occhio. I moscerini kamikaze si sono fatti rari e quei pochi si tengono lontani dai miei globi oculari. Perché, direbbe nel mio caso il profeta Abacuc (forse), c’è un tempo per gli oftalmici e uno per gli ortopedici. Una volta il moscerino entrava nel occhio come ridere. Ovvio, non essendo Polifemo, quando dico occhio intendo sia il destro sia il sinistro. A nugoli facevano la fila per gettarmisi contro, tra il bianco e l’iride. Va bene: ammetto che molti anni fa i moscerini nell’occhio me li andavo proprio a cercare senza alcuna protezione di occhiali, correndo in bici, in motorino o anche a piedi per mera esuberanza. Oggi, scemata detta esuberanza e pure la mia velocità di spostamento, è meno facile per un moscerino arrivarmi d’impeto a bersaglio. Eppure mi pare che in quei tempi ci fossero dei moscerini che mi colpivano anche a chilometro zero e a moto nullo. Com’era difficile poi, levarseli: occorreva la punta di un fazzoletto e un amico saldo e risoluto ma delicato, che estraesse l’intruso senza accecarci. Quanto al moscerino, si sa, era già finito annegato nell’umor delle lacrime. Era la sua sorte, non dico più nobile, ma almeno significativa. L’alternativa era di ronzare a colonna, con gli altri della sua specie, sopra il culmine dei pioppi; come gli atomi dispersi della nostra polvere, il Giorno del Giudizio. No, è passato il tempo dei moscerini negli occhi e anche quello dell’odore dell’erba: con cinquanta centimetri in più di statura l’aroma verde arriva diluito di molto, se mai arriva, alle nostre narici.