Milano – "Malagò mi aveva detto 'stai a sentì la Draghi, fregatene di tutto il resto' e mi ricordo anche quando me l'ha detto". C’è anche questa intercettazione del 24 aprile in un atto d'inchiesta depositata al Tribunale del Riesame nell'ambito dell'indagine per corruzione e turbativa d'asta su presunte irregolarità nell'affidamento dei servizi digitali dei prossimi giochi olimpici invernali.
L’intercettazione
A parlare era Vincenzo Novari, l'ex amministratore delegato di Fondazione Milano Cortina 2026, indagato insieme all’ex manager Massimiliano Zuco e all'imprenditore Luca Tomassini. “La Draghi” è invece Livia Draghi, nipote dell’ex premier Mario. Lo stesso Novari negli interrogatori negli uffici della procura il successivo 28 maggio spiegava: "Quando il presidente Malagò mi segnalò il curriculum di Livia Draghi vidi che, sempre precisandomi che ovviamente era un curriculum da valutare con attenzione ma che la decisione sarebbe stata solo mia, a quel punto vidi che quella persona lì era esattamente quello che stavo cercando".
Secondo la valutazione del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di di Milano, invece, "è quantomeno singolare - si legge nell'annotazione di pg - come Malagò investa Draghi Livia di un potere maggiore rispetto a quello di Novari, al quale suggerisce di seguire le indicazioni di una sua sottoposta".
Questo passaggio, come detto, si trova in un'annotazione depositata al Tribunale del Riesame e agli atti dell'inchiesta milanese su presunti appalti truccati e tangenti nella gestione dell'evento delle Olimpiadi e Paralimpiadi, ma anche su assunzioni di persone legate al mondo della politica. Nell'informativa del 25 giugno scorso la Gdf, coordinata dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, riporta numerose intercettazioni e stralci di verbali.
In sostanza, riassume la Gdf, Novari raccontava al telefono che "Malagò gli aveva indicato di seguire le indicazioni di Livia Draghi", la quale "non vedeva di buon occhio l'assunzione della sorella" di un dirigente Rai.
"Fenomeni clientelari”
Uno dei capitoli dell'annotazione delle Fiamme Gialle riguarda i "dipendenti della Fondazione" e si intitola "fenomeni clientelari e assenteismo senza alcun tipo di controllo interno". Atti da cui emerge, come scrive la Gdf, che "i candidati presso la Fondazione, sotto il mandato di Novari, erano individuati prima ancora della selezione". E che il "personale era individuato da Novari e Malagò". Una responsabile delle risorse umane, sentita come teste nell'inchiesta, ha parlato anche dell'assunzione nell'ente di Lorenzo La Russa, uno dei figli del presidente del Senato: "Vi era la situazione di tale La Russa Lorenzo - ha messo a verbale - che non ho mai capito di cosa si occupasse in fondazione e che vedevo raramente al lavoro, il quale, a fine 2021, si candidò e fu eletto come rappresentante civico nel consiglio comunale di Milano. Ciò ha fatto sorgere dei dubbi sulla conciliabilità contemporanea dei due ruoli ricoperti". Esattamente La Russa fu eletto per Fratelli d'Italia consigliere del Municipio 1. Per la testimone "non vi era un sistema per controllare l'operatività del singolo dipendente" e "di fatto la situazione così concepita concedeva al personale poco diligente di imboscarsi". Agli atti, tra l'altro, c'è anche un'intercettazione del 19 aprile scorso tra Andrea Vernier, attuale ad della Fondazione, e Malagò, nella quale il primo "si lamenta del fatto che Antonio Marano non svolga le proprie mansioni sebbene pagato e beneficiario persino di un benefit non contrattualizzato", ossia una macchina "con autista a spese della Fondazione". Vernier, come si legge negli atti, diceva: "Lui già non fa un caz.. farà ancora meno". E Malagò: "Comunque io ci parlo davanti a te, gli dico 'Antò noi dobbiamo essere ... essere adesso più realisti del re".