REDAZIONE MILANO

Ci sono due indagati per la truffa del “falso ministro Crosetto”: cosa sappiamo di loro

Spacciandosi per il politico mediante programmi di intelligenza artificiali hanno chiesto somme ingenti a nomi illustri dell’imprenditoria italiana, convincendo Massimo Moratti a versare un milione di euro

L'imprenditore Massimo Moratti e il ministro Guido Crosetto

L'imprenditore Massimo Moratti e il ministro Guido Crosetto

Milano – Sono cittadini stranieri i due primi indagati per la truffa nei confronti di diversi nomi illustri dell’imprenditoria e della finanza italiana messa in atto usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. Il gruppo criminale ha chiesto ingenti somme alle potenziali vittime spacciandosi – anche attraverso l’uso di programmi di intelligenza artificiala – per lo stesso ministro o per uno dei suoi collaboratori, con la scusa di dover “pagare un riscatto per liberare giornalisti tenuti in ostaggio in Medio Oriente”.

I due indagati sono i titolari dei conti correnti olandesi su cui è stata trovato il milione di euro versato ai truffatori da Massimo Moratti, una delle vittime. L’inchiesta della Procura di Milano, coordinata dal pubblico ministero Giovanni Tarzia e dal procuratore Marcello Viola e condotta dai carabinieri, ha raccolto già sette denunce, ma Moratti sembra essere stato l’unico a cadere nel tranello. Grazie all’attività della Procura, i 980 mila euro che l’imprenditore aveva versato sono stati recuperati. Lo storico presidente dell’Inter e amministratore delegato della società petrolifera Saras era stato il primo a denunciare la truffa: “Questi sono bravi, nel senso che sembrava assolutamente tutto vero”, aveva commentato. 

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Gli imprenditori contattati

Tra le persone contattate, oltre a Moratti, figurano anche lo stilista Giorgio Armani, l’imprenditore Patrizio Bertelli, presidente del gruppo Prada, ma anche Marco Tronchetti Provera, Massimo Moratti, Diego Della Valle e membri delle famiglie Aleotti, Beretta Caltagirone. Insomma, la crème della crème dei patrimoni nazionali. Quasi nessuno ci è cascato, ma c’è stato almeno un imprenditore che è stato convinto a versare in due tranche circa un milione di euro. A convincere la vittima anche la prospettiva che l’intera cifra – così hanno detto i truffatori – sarebbe poi “stata restituito attraverso la Banca d’Italia”.

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L’indagine

L’indagine, affidata ai carabinieri, è coordinata dal pubblico ministero Giovanni Tarzia e dal procuratore Marcello Viola: l’ipotesi di reato è truffa aggravata dal danno di rilevante entità e sono in corso delle attività per cercare di bloccare i trasferimenti di denaro. Sono stati attivati tutti i canali di cooperazione internazionale per arrivare a bloccare i soldi, in particolare su un conto europeo.

Le denunce delle famiglie Aleotti e Beretta

Sono già due le denunce presentate in queste ore in procura a Milano nell'ambito dell'indagine. A depositare formalmente gli esposti sono state la famiglia Aleotti del gruppo Menarini e la famiglia Beretta, proprietaria della multinazionale produttrice di armi. Inquirenti e investigatori stanno lavorando a un lungo elenco di vittime contattate. Da quanto si è saputo tra queste risultano anche Massimo Moratti e Giorgio Armani e altri nomi di rilevo nel mondo dell'imprenditoria italiana. Riguardo alla truffa, dall'azienda Beretta fanno sapere che “è stata contattata la segreteria di Pietro Gussalli Beretta ma non c’è stato alcun pagamento grazie all'attività di filtro”. “Abbiamo ricevuto una telefonata – specificano – ma le segreterie sono state estremamente abili ed efficaci, oltre che efficienti, nella loro funzione di attenzione e filtro. La telefonata non è mai stata inoltrata né quindi l'azienda ha mai pagato alcunché. Della questione è stato immediatamente informato chi di dovere”.