
Il taglio del marmo alla Cava di Candoglia (Credit Veneranda Fabbrica del Duomo)
Milano, 28 giugno 2019 - A monte della frazione di Candoglia, nel comune di Mergozzo, sulla sinistra del fiume Toce e proprio all’imboccatura della Val d’Ossola, in Piemonte, si trovano le sorgenti vive del Duomo di Milano, da cui proviene il marmo che compone la Cattedrale.
Il 25 giugno 2019, con un boato maestoso, vibrante nel cuore della montagna, è stato estratto dalle Cave il terzo dei tre blocchi di marmo rosa, escavati annualmente in primavera, delle dimensioni di 50 metri cubi per un peso di 135 tonnellate circa. Il bisogno annuo di marmo per il Duomo di Milano si aggira di fatti intorno ai 150 metri cubi: di questi solo il 35-40% verrà poi effettivamente impiegato, risultando la rimanente parte un inevitabile sfrido di lavorazione. Questo anno l'estrazione è stata particolarmente interessante: gli enormi prismi che si sono formati in cava, per la combinazione dei tagli naturali incontrati e di quelli artificiali introdotti, hanno forme meravigliose; in particolare, l’ultimo taglio ha regalato un meraviglioso monolite.
La “fetta” appena estratta è caduta sul letto d’inerti pronta ad accoglierla in due momenti: una prima piccola frazione, dovuta ad una frattura interna del giacimento; poi un secondo blocco unico di marmo molto prezioso per le inusuali e considerevoli dimensioni. Il giacimento marmifero di Candoglia è il risultato della precompressione di una lente di carbonato di calcio, rielaborata attraverso le ere geologiche da meccanismi tettonici tali, da aver indotto all'interno del marmo una tensione maggiore rispetto a quella trasmessa dalla montagna. Una vera meraviglia mineraria.
La sua bellezza cristallina screziata di rosa, unita alla grande resistenza dovuta alle eccezionali caratteristiche fisico-chimiche, ha portato un contributo di straordinario valore alla realizzazione del Duomo e ne ha condizionato l’architettura, la statica e la parte ornamentale. Fu Gian Galeazzo Visconti a decidere di sostituire il mattone, originariamente pensato per la costruzione del Duomo nel progetto iniziale, con il marmo. A questo scopo, il 24 ottobre 1387, cedette in uso alla Veneranda Fabbrica la Cava di Candoglia e concesse il trasporto gratuito dei marmi fino a Milano attraverso le strade d’acqua. Il trasporto del materiale fino a Milano avveniva dal Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande e poi dentro alla città fino alla darsena di Sant’Eustorgio. Attraverso il sistema di chiuse, realizzato dalla Fabbrica, arrivava fino al Laghetto (oggi Via Laghetto), a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale, nel cuore della città. Anche dopo la chiusura del Laghetto, il trasporto dei blocchi fino a Milano rimase via acqua fino al 1920, per poi passare su strada.
L’esigua larghezza della vena di questo marmo rende difficile e costosa la sua estrazione. Tale incognita, tuttavia, non ha mai fermato lo slancio della Veneranda Fabbrica, che ancora oggi affronta la grande impresa di conservazione del Monumento con responsabilità, curando la coltivazione e la manutenzione della Cava grazie all’impiego di personale altamente qualificato e con il supporto delle tecnologie.