ANNA GIORGI
Cronaca

È allarme Jihad in Italia. La propaganda sui social: "Colpiamo civili inermi". Blitz a Milano, due arresti

Il ministro Piantedosi blinda il Paese: "Non c’è un pericolo specifico, ma alziamo l’allerta". Gli egiziani inviavano soldi alle vedove degli estremisti. Minacce anche alla premier Meloni.

È allarme Jihad in Italia. La propaganda sui social: "Colpiamo civili inermi". Blitz a Milano, due arresti

È allarme Jihad in Italia. La propaganda sui social: "Colpiamo civili inermi". Blitz a Milano, due arresti

e Nicola Palma

L’Italia, dopo gli inviti di Hamas a protestare e gli attentati jihadisti che sono riapparsi nel Vecchio Continente, si blinda. Più controlli a Lampedusa, con la crescita di arrivi registrata dalla Libia, e maggior monitoraggio dei 28mila obiettivi sensibili nel Paese. Poi arresti e stretta sorveglianza dei social. Sull’allarme terrorismo e sicurezza, in una informativa alla Camera, è intervenuto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: "Al momento non risultano evidenze concrete e immediate di rischio terroristico per l’Italia, ma la situazione è tale da richiedere un elevatissimo livello di attenzione, in quanto la minaccia terroristica si presenta spesso in maniera impalpabile, fluida e non sempre definibile". "Quanto accaduto in Belgio e pochi giorni prima in Francia con l’assassinio di un insegnante, mostra come il conflitto in Medio Oriente rechi con sé anche il rischio di innescare radicalizzazioni islamiste", ha proseguito Piantedosi. Lupi solitari, cellule dormienti che si riattivano, infiltrazioni terroristiche tra i flussi migratori, processi di radicalizzazione on line, sermoni incendiari nelle moschee. I fronti da monitorare sono tanti e alcuni difficili da prevenire.

Perfettamente integrati nella vita dell’hinterland milanese, sposati, con figli, regolari sul territorio italiano e un lavoro stabile come muratori a Monza e a Sesto San Giovanni. Questa era la vita "alla luce del sole" dei due insospettabili "lupi solitari affiliati all’Isis" Alaa Refaei, 44anni, e Gharib Hassan Nosair Mohamed, 49 anni, arrestati nell’operazione antiterrorismo della procura di Milano. Entrambi erano "dediti a un percorso di radicalizzazione, estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitale per conto dell’Isis", spiega il procuratore capo Marcello Viola che con il pm Alessandro Gobbis ha coordinato le indagini della Digos e della polizia postale. Refael è cittadino italiano dal 2010, a Monza è titolare di un’azienda edile, ha dei dipendenti. La piccola impresa funziona fino al 2020, fallisce con il Covid, e lui si rimette in attività come muratore dipendente. Sul lavoro conosce Nosair arrivato in Italia nel 2008, che diventerà il vero motore dell’indottrinamento di Refaei. Abita a Sesto San Giovanni, è incensurato, ha un permesso di lungo soggiorno rilasciato dalla questura di Milano. Lavora in una ditta di pulizie nei condomini della zona di Sesto San Giovanni.

I due ’combattenti’ dividono la stessa missione, non si limitano a scaricare "materiale di propaganda e di apologia del jihadismo e dell’Isis in particolare", ma condividono anche altri contenuti, dedicandosi "a una consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell’Isis": così si legge nell’ordinanza di convalida della custodia in carcere del gip Fabrizio Filice. La maggior parte del materiale detenuto o condiviso rappresenta ed esalta "azioni chiaramente terroristiche estremamente violente, consistenti nell’uccisione di civili inermi considerati infedeli, e spesso con protagonisti bambini". Spiega il pm Alessandro Gobbis: "Nei loro cellulari ci sono video raccapriccianti di bambini a viso scoperto che sparano a prigionieri, a cui veniva fatto dire prima dell’esecuzione che appartenevano a oppositori dell’Isis". E insulti agli ebrei.

I due egiziani inviavano soldi anche alle vedove dei combattenti dell’Isis: in Palestina in Yemen e anche a un militante in Siria del sedicente Stato islamico. Tra i contenuti pubblicati sui loro social alcuni sono "particolarmente allarmanti" per le espresse minacce a corpi istituzionali italiani. Tra queste, quella alla premier Giorgia Meloni. Il 44enne Rafaei, rispondendo a un commento in un video nel quale c’era l’immagine della presidente del Consiglio con Berlusconi, scrive: "Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto... viviamo con loro da banditi...".