"Il prossimo singolo rimarrà nella storia del rap", essendo "il primo artista ‘detenuto’ ad aver girato un video in un carcere": provocava così Baby Gang, nome d’arte del rapper ventenne Zaccaria Mouhib, postando sul suo profilo Instagram una sua foto a petto nudo nel carcere di San Vittore.
Dalle parole - nonostante sia ora indagato dal pm Giovanni Polizzi per "accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti" - è passato ai fatti: il rapper ha pubblicato uno spezzone del filmato girato con un cellulare all’interno della cella dove ha trascorso una ventina di giorni per rapina - fra gennaio e febbraio - prima di essere scarcerato dal Tribunale del riesame per "profili di lacunosità e debolezza" delle indagini, dopo il ricorso da parte del suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni. (Ai domiciliari erano finiti anche altri due rapper, tra cui Neima Ezza: le misure sono state attenuate nei giorni scorsi).
Dopo aver detto due giorni fa che si sarebbe tolto qualche sassolino ("è da tanto che aspetto questo momento, ho preferito far calmare le acque prima di reagire per far capire che non sfrutto l’hype mediatico per spaccare", scrive ai suoi seguaci su Instagram), Zaccaria Mouhib mostra uno stralcio del video, accompagnato dalla colonna sonora tratta da una canzone neomelodica, “Dimenticare“ di Francesco Benigno, e scorrono le parole del testo.
"Dinta ‘sta cella nun ci voglio sta, pensanno a prima c’aggia a rimedia, sentanno tutt’ chist’ infamità, cerco un lavoro ca mi fa migliura", si sente in sottofondo. Inquadra a 360 gradi le pareti, la finestrella e la porta sbarrata. "Ho girato una parte del video nel carcere di San Vittore, per questo mi sono permesso di dire che il prossimo singolo rimarrà nella storia del rap - scriveva sul suo profilo Instagram Baby Gang un paio di giorni fa - detto ciò voglio comunicare a tutto lo Stato e a quelli che hanno goduto che anche se mi chiudete sotto terra io continuerò sempre a fare ciò che ho sempre fatto. Nessuno di voi potrà mai fermarmi. E i miei sogni e i miei obbiettivi li raggiungerò. E voi vi attaccate". E, se non fosse chiaro, ha ribadito il concetto ieri in serata, postando una nuova foto. È seduto sul letto a castello, alle sue spalle ci sono le sbarre: questa volta non è a petto nudo ma di tuta rossa vestito e, soprattutto, col dito medio alzato. "Continuo con le immagini, anche sotto indagine...": il titolo dell’immagine e della storia. Ha scritto poi una frase dedicata al Ramadan ("Se credi in Dio, Dio crederà in te) e pubblicato un’altra fotografia di lui in compagnia del suo compagno di cella quando erano nel carcere milanese: "Per ogni problema ci sono 2.800 soluzioni", scrive in calce, citando la frase che gli disse proprio l’altro detenuto: "Mi disse che il mio unico problema in quella cella era continuare la mia fott... musica, per questo in queste 2.800 soluzioni ne ho trovata una per continuare a fare ciò che mi hanno sempre vietato di fare".