
Pioniere dell’arte di disegnare sulla pelle, Gianmaurizio Fercioni a 76 anni non ha ancora attaccato la macchinetta con l’ago al chiodo. E non intende farlo nemeno ora che il Queequeg, il suo tattoo studio e museo del tatuaggio, è a rischio sfratto. Occhi vispi, barba piratesca, look da dandy. Primo tatuaggio a 15 anni: è l’inizio di una lunghissima carriera. Il primo studio a Milano è il suo. Apre nel 1974, quando i tattoo sono considerati roba da delinquenti. In parallelo Fercioni porta avanti un’esperienza proficua come scenografo e costumista. A Milano è fra i fondatori del teatro Parenti. Oggi che ha 76 anni, una moglie, Luisa, storica dei tattoo, e una figlia, Olivia, con la quale firma opere a quattro mani, rischia lo sfratto. A causa di lavori di ristrutturazione del palazzo in cui si trova il Queequeg in via Mercato, a Brera, il proprietario ha deciso dopo 23 anni di non rinnovare il contratto di affitto in scadenza a marzo 2023.
"Stanno ristrutturando e mandano via gli inquilini – dice Fercioni –. Spero di riuscire a trovare un nuovo posto, perché quando sentono la parola tatuaggio... diventa un’impresa un po’ ardua". Lo sfratto "è momentaneo, in teoria, ma bisogna vedere quanto dureranno i lavori". Una petizione su Change.org ha già raccolto oltre 2.300 firme. Fercioni ha anche chiesto aiuto all’assessorato alla Cultura e al sindaco Giuseppe Sala. Qualcosa sembra muoversi. È stato fissato un appuntamento in Regione. La richiesta? Uno spazio di dimensioni analoghe – 50 metri quadri – dove si possa tatuare, invitando ospiti internazionali, e custodire i cimeli accumulati in 50 anni di storia: disegni, strumenti, foto, libri e video. Sull’arte del tattoo.
Enrico Camanzi