
Non ha lasciato processi in sospeso Piero Gamacchio, il giudice della Corte d’appello che si è messo in aspettativa a pochi mesi dalla pensione, dopo che è venuta a galla una vicenda di debiti e conti in locali pubblici non pagati. La presidenza della Corte dovrà però riassegnare ad un altro presidente di collegio il processo di secondo grado, incardinato alla seconda penale, a carico degli ex vertici di Monte Paschi Siena (Mps) Giuseppe Mussari e Antonio Vigni e di altri imputati. Processo che doveva partire il 14 maggio, con Gamacchio a presiedere il collegio, e che con provvedimento del presidente facente funzione della Corte d’appello, Giuseppe Ondei, verrà calendarizzato ad altra data, dopo l’estate.
Gamacchio, che aveva deciso di celebrare quest’ultimo processo e poi andare in pensione anticipata (tra luglio e settembre) a 68 anni, come emerso da uno dei post del giornalista Gianluigi Nuzzi sul caso, tra l’altro non avrebbe restituito un prestito da 40mila euro ad un amico avvocato. Vicenda che ha portato pure ad un decreto ingiuntivo e al pignoramento del quinto dello stipendio del magistrato. Nei corridoi del Palazzo di Giustizia c’è però chi difende l’indipendenza e la competenza della storica e apprezzata toga milanese, che ha trattato procedimenti delicati a partire da quello sul Banco Ambrosiano fino al caso Finmeccanica. C’è poi chi si chiede se almeno tra i colleghi a lui più vicini qualcuno fosse a conoscenza di quei debiti imbarazzantì, mentre altri comunque fanno notare che si è trattato solo di "comportamenti disordinati", per i quali il giudice ieri si è scusato, decidendo di farsi da parte. In questi giorni pare stia saldando gli ultimi conti lasciati in sospeso.
Alcuni magistrati milanesi, infine, esprimono preoccupazione per Gamacchio, il quale in queste ore sta ovviamente vivendo molto male e in solitudine la situazione che si è creata. Al Palagiustizia milanese, tra l’altro, già qualche settimana fa si era respirato un clima di tensione, tra i vertici di Procura e Tribunale, dopo le note assoluzioni nel caso Eni-Shell Nigeria e la coda di polemiche seguite. Fra l’altro, certi commenti non proprio benevoli nei confronti di Gamacchio erano iniziati quando assolse gli imputati di processi di primo piano come nel caso Finmeccanica e in quello dei Riva per il crac dell’Ilva di Taranto. Il giudice veniva quasi sospettato di garantismo, lui che in carriera, essendosi occupato di processi complessi e faticosi, dal crac del vecchio Banco Ambrosiano di Roberto Calvi alla condanna del segretario socialista Bettino Craxi per il "Conto Protezione", dal processo sull’"autoparco della mafia" a quello per il dossieraggio Telecom Pirelli, fino al processo all’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, aveva spesso ricevuto critiche del tutto opposte.
Ora, nel frattempo, il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, ha avviato accertamenti sul suo caso. A quanto si è appreso, Salvi ha chiesto informazioni al presidente (facente funzioni) della Corte d’appello, Giuseppe Ondei.