"È difficile entrare nel merito di vicende così gravi, che turbano tutta la collettività. Chi di noi non si è detto “Ma a me?“ Quanti genitori mi hanno scritto preoccupati". Parla così don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria, durante un incontro al centro Il Pertini organizzato dal centro culturale Cara Beltà con l’associazione Xsquì.
"È un episodio che ha sconvolto l’Italia, perché il ragazzo appartiene a una famiglia normale che ha educato bene il ragazzo". Nei giorni di permanenza al carcere minorile di Milano, don Burgio ha incontrato e parlato con Riccardo. "È chiaro che non si fanno sconti e bisogna guardare la realtà, ma è anche importante permettere a lui di narrare ciò che è accaduto, anche se lo fa in maniera ancora molto difficile e informe: in questo momento non ci sono spiegazioni apparentemente logiche".
Tutto ciò non significa giustificare, "assolvere, ma partire da un dato di realtà, che in questo caso è ancora da comprendere". Senza facili interpretazioni, sottolinea il sacerdote. "C’è chi in maniera improvvisata ha demolito questi genitori. Che innanzitutto sono vittime, quindi ci vuole un po’ di rispetto e poi non è scritto da nessuna parte che qualcuno possa aver sbagliato chissà cosa. Se è capitato, è successo in buona fede come tanti genitori che onestamente fanno il meglio per i figli. Posso dire che lo hanno educato davvero bene". "Sono grato a mio nonno", gli ha confessato Riccardo.
"Ho apprezzato moltissimo e ammirato la scelta dei nonni e di alcuni parenti di rimanere vicino a questo ragazzo. Non è un perdonismo facile, un oblio immediato, ma vuol dire la possibilità di aiutarlo".