Hanno mostrato pezzi di amianto rinvenuti, a loro dire, negli oblò dei fari e nella volta della platea del Teatro alla Sala. C’erano alcuni ex lavoratori, esponenti di sindacati e di comitati per la tutela della salute sui luoghi di lavoro, ieri mattina fuori dall’aula in cui si celebrava il processo a quattro ex dirigenti accusati di omicidio colposo per la morte di alcuni lavoratori esposti, secondo l’accusa, alle fibre killer prima delle bonifiche.
"Abbiamo deciso di portare questi reperti per metterli sotto il naso di quelli che dicono che alla Scala non c’era l’amianto", ha affermato Fulvio Aurora di Medicina Democratica e Associazione italiana esposti amianto, parti civili nel processo. "I dieci morti di amianto nel Teatro, i loro familiari - aggiunge - attendono finalmente una presa di posizione di vicinanza e solidarietà da parte dell’attuale sindaco di Milano Giuseppe Sala, che non può restare indifferente".
Ieri in aula hanno preso la parola i legali delle parti civili. L’avvocato Laura Mara, che assiste Medicina democratica e l’Associazione italiana esposti amianto, nel suo intervento ha detto che "dagli anni 60 in avanti, indipendentemente dalle norme di legge, il datore di lavoro era tenuto a sapere che l’esposizione all’amianto avrebbe esposto i lavoratori a malattie come l’absestosi". E ancora: "Se il datore di lavoro avesse messo in atto dei giusti accorgimenti avrebbe eliminato, o comunque diminuito, l’insorgenza di una patologia che ancora non era nota, ovvero il mesotelioma pleurico".
A fine novembre il pm Maurizio Ascione chiese 4 condanne tra i due anni e mezzo e i sette anni di reclusione nei confronti dei quattro ex dirigenti ed ex consulenti del Teatro.