GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Edilizia pubblica, verso il cambio delle regole: potrà avere la casa popolare anche chi ne ha già una sua

Iniziato l’iter in commissione, prima dell’approdo nell’aula del Pirellone per l’approvazione. Critico il Pd: “Più liste d’attesa, si favoriscono i nullafacenti”

Case popolari in via Salomone

Case popolari in via Salomone

Milano, 9 aprile 2025 – Come preannunciato nelle scorse settimane la modifica al regolamento delle assegnazioni delle case popolari è stata inserita nella legge di revisione normativa ordinamentale che ha iniziato il suo iter nelle commissioni del Consiglio regionale prima dell’approdo nell’aula del Pirellone per l’approvazione.

La norma della discordia

L’articolo da considerare è il 9, lettera “c“. Qui si propone di vietare la possibilità di chiedere una casa popolare non più a chiunque abbia già una casa di proprietà “nel territorio italiano o all’estero” ma solo ed esclusivamente a chi ne abbia una di proprietà “nel Comune in cui è presentata la domanda o entro la distanza di 10 chilometri dal Comune in cui è presentata la domanda. Ai fini del calcolo della distanza si adottano – si precisa poi – le modalità utilizzate dall’Automobile Club d’Italia, considerando il percorso più breve”.

Una svolta di non poco conto per quanto riguarda gli alloggi popolari, se si considera che finora, come detto, il possesso di una casa era condizione ostativa a prescindere da dove si trovasse. Come già riportato, la modifica è stata faticosamente concordata da Fratelli d’Italia e Lega. Un accordo raggiunto non solo, anzi non tanto in commissione, ma, pare, alla presenza del presidente della Regione, Attilio Fontana.

I motivi dell’aggiornamento

Perché questa modifica? Lo si spiega nella relazione che accompagna la legge: “Da un lato, la soppressione degli alloggi ubicati all’estero risulta necessaria per garantire il coordinamento (...) con l’ordinanza del 26 luglio 2020 del Tribunale di Milano come confermata dalla sentenza della Corte d’Appello del 9 marzo 2023” che hanno vietato alla Regione e alle Aler di chiedere ai cittadini extracomunitari di presentare un certificato che dimostrasse la mancanza di immobili di proprietà nel Paese di origine. Una richiesta ritenuta illegittima dai giudici.

“Dall’altro – si legge sempre nella relazione – vi è l’esigenza di non pregiudicare la possibilità di partecipare all’avviso anche qualora si sia in possesso di un immobile. Si è pertanto ritenuto, ai fini dell’esclusione all’accesso, di limitare a 10 chilometri ovvero al Comune nel quale è presentata la domanda l’ubicazione degli immobili in possesso” di chi fa richiesta di una casa popolare.

Tradotto: il centrodestra ha ritenuto di colmare in questo modo una differenza, interpretata come ingiusta, tra richiedenti italiani e richiedenti extracomunitari. “In ogni caso – si precisa – i diritti immobiliari rientrano nell’Isee e dunque possono incidere sul superamento del limite (di reddito ndr) stabilito per l’accesso ai servizi abitativi”. Detto altrimenti: il valore della casa di proprietà potrebbe comportare un incremento del reddito Isee tale da non consentire più la partecipazione ai bandi.

Carmela Rozza resta critica nei confronti della svolta: “L’ennesima scelta ideologica di questa Giunta ha prodotto un provvedimento che va a danno dei veri indigenti e favorisce i nullafacenti. I primi, non avendo case di proprietà, continueranno a doversi dividere i pochi alloggi riservati all’indigenza, visto che da regolamento il loro numero non può essere superiore al 20% del totale degli alloggi messi a bando. I secondi, grazie alla casa di proprietà, potranno andare oltre il reddito di indigenza e giocarsi le case popolari messe a disposizione nei bandi ordinari – spiega la consigliera regionale del Pd –. Ma anche un lavoratore che ha un reddito da lavoro povero può essere usurpato allo stesso modo. Con questa modifica si creano, poi, le condizioni per un mercato delle case di proprietà: che uso si farà delle stesse una volta che si è ottenuta la casa popolare? La si affitta? La si vende? Chi controlla e come? Una volta dentro basta non superare il reddito Isee di 70mila euro. L’ultimo punto critico riguarda l’aggravamento dei controlli delle domande e l’aumento delle liste d’attesa. Invece di semplificare le assegnazioni, le si è complicate”.