ANDREA GIANNI
Cronaca

Educatori riabilitati: i vecchi corsi regionali parificati alla laurea

"Siamo riconoscenti ai politici di vari colori che ci hanno sostenuto Il nuovo anno si apre nel migliore dei modi"

Educatori mobilitati davanti a Regione Lombardia

Milano, 3 gennaio 2019 - Lunghi mesi vissuti fra ansia, attese e appelli al ministero della Salute, incontri febbrili con politici e sindacalisti, la paura di perdere il posto di lavoro e perfino di guai giudiziari per esercizio abusivo della professione. Gli educatori beffati da un pasticcio normativo che ha fatto sentire i suoi effetti a vent’anni di distanza ora hanno vinto la battaglia, grazie al maxi-emendamento alla Legge di bilancio approvata in Parlamento. Poche righe che per migliaia di persone diplomate fra il 18 marzo 1999 e il 2003 - circa 2.400 ex studenti solo in Lombardia - significano un futuro sereno. «I diplomi e gli attestati (...) ottenuti a seguito di corsi regionali o di formazione specifica ed iniziati tra il 1997 e il 2000, o comunque conseguiti entro il 2005, sono equipollenti al diploma universitario di educatore professionale socio-sanitario», si legge nel provvedimento che ha ottenuto il via libera a Roma. «Il nuovo anno si apre nel migliore dei modi», spiega Ines Torre, educatrice in un asilo nido e tra i promotori del “Comitato spontaneo educatori post ’99”. «Vogliamo ringraziare i politici di tutti gli schieramenti che hanno sostenuto la nostra battaglia - prosegue - e hanno portato in commissione e poi in Parlamento l’emendamento che ci permetterà di conservare il posto di lavoro».

Per quasi vent’anni gli educatori professionali hanno lavorato in asili nido, comunità per persone con disagi psichici, case di riposo o altre strutture pubbliche e private, senza alcun problema. Fino a quando è emerso che le certificazioni ottenute frequentando i corsi di formazione professionale della Regione Lombardia non erano state parificate alla laurea, come era stato invece garantito all’epoca. Con la recente stretta sui requisiti rischiavano di rimanere tagliati fuori dall’albo per educatori professionali, che accettano titoli fino al 1998 e poi solo lauree, oltre che da concorsi pubblici. Pur avendo alle spalle formazione ed esperienza sarebbero diventati dei “fantasmi”, lavoratori fuorilegge, con il pericolo di andare incontro anche a guai giudiziari.

Per questo gli educatori si sono mobilitati, si sono riuniti in un comitato e hanno organizzato manifestazioni per chiedere alla Regione Lombardia e al ministero della Salute di «sanare al più presto una situazione paradossale». Per ricostruire la vicenda bisogna tornare indietro nel tempo, al 1999, quando il ministero della Salute e quello dell’Istruzione abolirono i corsi regionali per educatori professionali stabilendo che la formazione dovesse seguire un percorso universitario, sotto il cappello delle facoltà di Medicina. La Regione Lombardia ottenne una deroga, per coprire il periodo dall’entrata in vigore della legge al varo dei nuovi corsi di laurea. Un periodo di quasi quattro anni, durante il quale gli studenti come Ines Torre hanno continuato a frequentare i corsi regionali con la garanzia - messa nero su bianco - che il loro diploma sarebbe stato parificato alla laurea. Parifica che, però, non è mai arrivata. E i nodi sono venuti al pettine anni dopo, quando è stato istituito l’obbligo di iscrizione all’albo degli educatori per poter esercitare la professione ed è iniziata una battaglia vinta al fotofinish.