LAURA LANA
Cronaca

Elena, splendori e miserie. Gli appartamenti signorili cancellano il teatro liberty

Suscita polemiche la demolizione dell’ennesimo edificio culturale e storico "Sesto San Giovanni perde le sue originalità e rischia la desertificazione".

Elena, splendori e miserie. Gli appartamenti signorili cancellano il teatro liberty

Suscita polemiche la demolizione dell’ennesimo edificio culturale e storico "Sesto San Giovanni perde le sue originalità e rischia la desertificazione".

C’era una volta il teatro cinema Elena, per quasi un secolo “il più bello ed elegante della città”. Fu inaugurato in via Solferino il 3 agosto 1911, ideato dalla famiglia De Ponti. Quando aprì, la sala offriva 500 posti, un vasto palcoscenico e una fastosa illuminazione. "Dalla bianca volta, leggermente abbellita di stucchi d’oro, piove una luce misurata e tranquilla, formata da più di cento lampadine elettriche artisticamente e con molto buon gusto esposte", scrive il Cittadino della Domenica il 30 luglio 1911, annunciando la prossima apertura del cineteatro gestito dal signor Benedetto Caputo. Una sala all’avanguardia: nel 1930 “La canzone dell’amore”, il primo film sonoro italiano, testimonia il pronto adeguamento alle nuove esigenze cinematografiche. Nel 1953 fu demolita: al suo posto un edificio più moderno e posti raddoppiati a 1.100. Per tutta la seconda metà del ‘900 mantenne il titolo di principale cinema sestese. Fino al 1999, quando ospitò eventi saltuari fino a trasformarsi in teatro tout court nel 2002 e chiudere definitivamente negli ultimi mesi del 2008.

In mezzo alle vecchie case di corte e agli edifici con le ringhiere e le finestre liberty, per 15 anni l’edificio è rimasto transennato, deturpato dai vandali e abitato dai topi. Un palazzo del degrado in quella che era – ma non è più – la Sesto bene dello “struscio”, dei ristoranti che accoglievano i milanesi, della profumeria delle sorelle Nava con la musica in filodiffusione sull’area pedonale.

Oggi all’ex Elena sono iniziate le demolizioni: quelle interne hanno fatto riemergere dal passato i vecchi proiettori della cabina di regia. Ma per la nostalgia non c’è spazio. Lì nascerà l’ennesimo edificio: appartamenti già in vendita su carta a quattromila euro al metro quadro. È il segno dei tempi, con il residenziale che mangia tutto, anche la cultura. E che non risparmia neanche il movimento cooperativo. Il nuovo palazzo si chiama “Sintonia”. "Abbiamo uno spazio dimenticato e dismesso, che ha generato problematiche con un vuoto urbano particolarmente rilevante per volumi e funzioni – avevano spiegato gli architetti Sandra Maglio e Andrea Fradegrada di Studio FormA, progettisti per la coop UniAbita –. Si cerca di ricucire le relazioni urbane da intessere con l’area pedonale da Rondò a piazza Trento e Trieste".

Il dibattito è impietoso. "Un bel bloccazzo alto di cemento, che cancellerà definitivamente un’altra struttura culturale – sentenzia l’architetto sestese Dario Sironi –. La commissione Paesaggio avrebbe potuto almeno imporre l’intonaco dei colori degli edifici storici novecentisti dell’intorno. Giusto per salvaguardare un minimo di memoria del paesaggio presente e passato". Anche il consigliere di maggioranza Gianmaria Vincelli dice qualcosa di simile. "Una Sesto proiettata nel futuro che sta perdendo le sue originalità. Si passi dalle fabbriche ai colletti bianchi, ma commercio di vicinato, attività ludiche e ricreative come cinema e teatro devono essere rilanciati in una città desertificata". E pensare che nel 2014 Giancarlo Marzorati, l’architetto delle torri a Marelli che cambiarono lo skyline sestese, firmò un progetto per la riconversione dell’ex Elena a uso commerciale: "Per farne un polo di interesse per botteghe del territorio con lo spirito di un nuovo tipo di spettacolo in un luogo votato all’incontro per la centralità cittadina". L’ennesima occasione mancata: 10 anni dopo “Sintonia” prevede un negozio di 100 metri quadri e uno spazio condominiale di 30 con diritto d’uso 4 volte all’anno per eventi.