NICOLA PALMA e MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Elia Putzolu, chi era il foreign fighter milanese morto in Ucraina

Casa a Baggio e lavoro come vigilante: per 11 anni ha vissuto a Milano con la madre. Dai controlli non sono emersi legami con realtà antagoniste

L’unico e ultimo domicilio conosciuto è in un palazzo di quattro piani in zona Baggio. Lì dove ha vissuto con la madre per più di undici anni. Di lui risultano tracce negli archivi delle forze dell’ordine, ma non per possibili legami con la galassia antagonista o al contrario con contesti legati all’estrema destra.

Elia Putzolu
Elia Putzolu

Detto altrimenti: nella sua lunga parentesi milanese, non c’era mai stata alcuna avvisaglia, almeno in apparenza, che potesse far pensare che quel ragazzo con lo sguardo serio e i capelli cortissimi avrebbe abbracciato la causa indipendentista del Donbass, trasformandosi in un foreign fighter schierato al fianco delle milizie filorusse in Ucraina.

E invece Elia Putzolu, nato nella senese Poggibonsi il 7 settembre di 27 anni fa, è morto proprio lì domenica, nella regione del Donetsk: di dettagli sulla sua scomparsa ce ne sono pochissimi, ma alcune ricostruzioni parlano di un decesso avvenuto a seguito di ferite gravissime riportate nei giorni precedenti in trincea. Tre anni fa, si era trasferito a Tangrog, nei dintorni di Rostov sul Don, con una fascinazione per la Russia che qualcuno fa risalire ai racconti della nonna, originaria proprio dell’ex Unione Sovietica. Poco loquace sui social, era vicino a "Fort Rus", una community che si definisce su Facebook "Pagina informativa e di sostegno alla resistenza dei popoli russi".

Stando a quanto risulta al Giorno, Putzolu è cresciuto a Siena con la mamma e il nuovo compagno di lei, frequentando in Toscana le elementari e due anni delle medie. Poi il trasferimento a Milano, certificato dal fatto che risulta iscritto all’Anagrafe meneghina dall’11 gennaio 2008, quando di anni non ne aveva ancora compiuti 13. Ieri si è parlato di lui solo come di un barista, ma in realtà risulta che dal 2017 in avanti, e per periodi di tempo limitati, ha prestato servizio come addetto alla sicurezza per alcuni istituti di vigilanza.

Le informazioni previdenziali sui suoi rapporti di lavoro da dipendente si interrompono il 30 marzo 2019, presumibilmente poco prima che Elia decidesse di trasferirsi vicino al confine sud-orientale dell’Ucraina. Dopo la notizia della morte, confermata dalla Farnesina, sono scattati una serie di accertamenti investigativi per capire se nel periodo meneghino Putzolu avesse manifestato in qualche modo segnali che potessero far presagire la sua seconda vita da foreign fighter: dai controlli, estesi pure ai profili social, non è emerso nulla del genere. È emerso, invece, altro, con due nomi diversi. Per Elia Putzolu, è venuto fuori un rintraccio per notifica da parte del commissariato Bonola per una pratica amministrativa legata a una richiesta di porto d’armi. Con le generalità di Elia Putzolo (con una "o" di differenza nel cognome, ma con luogo e data di nascita identici a quelli del ventisettenne), ci sono invece precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, risalenti al febbraio del 2013. Poi più nulla.

Per il resto, si sa che il senese d’origine era appassionato di arti marziali. E un post di un amico informa che frequentava abitualmente un centro sportivo: "Ho avuto la grande fortuna di conoscerti. Da quelle chiaccherate in palestra ho potuto capire quanto davvero credessi in quello che facevi. Buon viaggio fratello". Anche il free lance Vittorio Nicola Rangeloni gli ha dedicato un lungo messaggio di addio che si chiude così: "Elia era un semplice ragazzo italiano che ha fatto una scelta di vita che rimarrà incomprensibile a molti suoi connazionali. Questo era la storia di un caro amico, finita troppo presto nelle trincee non lontano da Donetsk".