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Elio Fiorucci, quando al Giorno diceva: "Questa città ha sette vite, mai darla per spacciata"

Il complesso rapporto con la metropoli: "Milano mi ha regalato quand'ero bambino le stesse emozioni che mi ha dato New York quando l'ho vista da adulto" di Massimiliano Chiavarone

Elio Fiorucci nel Quartiere Isola a Milano

Milano, 21 luglio 2015 - Milano mi ha regalato da bambino le stesse emozioni che mi ha dato New York da adulto". Lo racconta Elio Fiorucci, 76 anni, stilista-imprenditore, creatore di marchi che hanno proiettato il capoluogo lombardo nel resto del mondo. "Avevo 10 anni, quando misi piede per la prima volta nella città della Madonnina. Era il 1946 e con i miei genitori e i miei quattro fratelli provenivamo da Piona un piccolo paese sul lago di Como. Fu un'emozione fortissima".

Ce la raccontI.

"Era come se fossi stato in vacanza in un luogo solitario fino ad allora. Ero rimasto completamente estraneo al dramma della guerra. La prima cosa che mi colpì furono le luci delle vetrine dei negozi, così forti, quasi accecanti, tutta unaltra cosa rispetto alle illuminazioni fioche della campagna".

Dove vi stabiliste?

"In corso Buenos Aires dove la vita andava avanti senza sosta, anche se cerano macerie e la città era stata duramente colpita, lungo quella strada la gente si muoveva con frenesia per uffici e botteghe. Quel movimento inarrestabile mi diede la prima scintilla di creatività. Cominciai a fantasticare, mi sembrava che qui tutto potesse accadere".

E infatti fu insieme protagonista e testimone di momenti indimenticabili.

"Sì, gli anni 60 a Milano furono strepitosi con grande impiego di risorse. Ricordo linaugurazione del grattacielo Pirelli e il senso di stupore e bellezza che quellopera mi trasmetteva. La Fiera Campionaria con gli eventi legati allapertura dei padiglioni della Fiat, della Montecatini e dellAgip e poi gli anni 70".

Che a Milano videro il suo trionfo.

"Sì tre anni prima, nel 1967, avevo aperto il mio negozio in San Babila che poi divenne il mio palcoscenico in cui trasferivo, con la creazione del marchio Fiorucci, tutti gli stimoli che raccoglievo nei miei viaggi intorno al mondo come a Londra e a New York".

La città che le dà emozioni adulte?

"Sì, nel senso che mi affermai lì a 40 anni suonati aprendo il mio negozio nella 59esima strada, progettato, tra gli altri, da Ettore Sottsass. Un grande milanese, un genio dellarte con cui condividevo la convinzione che il cambiamento del mondo passasse attraverso linnovazione e non la conservazione".

Com'è la Milano di oggi?

"Ha tantissime vite come i gatti. Da culla del fermento industriale è diventata patria dei professionisti del terziario, della tecnologia e della comunicazione. Una città che trasmette una vitalità contagiosa".

Perché le piace il quartiere Isola?

"Perché conserva lidentità della Milano operaia. È ancora pieno di case di ringhiera, di piccoli negozi e di tanti artigiani. Come Happy Bead, dove Angelica insegna a fare monili: è unidea un po folle e fantasiosa come lo stile Fiorucci".

E lei ora che fa? 

"Mi occupo del mio nuovo marchio Love Therapy e mi impegno in iniziative e campagne contro lallevamento degli animali in batteria".

di Massimiliano Chiavarone

L'intervista di Massimiliano Chiavarone è stata pubblicata sul giorno il primo aprile 2012 e successivamente isnerita nel libro "Com'è bella la città. Milano raccontata dai suoi protagonisti" (Lite Editions)