ANDREA GIANNI
Cronaca

Emergenza casa, 150mila famiglie borderline / LA MAPPA

Fuori dagli alloggi popolari ma con redditi troppo bas si per le abitazioni sul mercato. "Intervenire sulle 900 aree dismesse"

Presidio

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Milano - Redditi troppo alti per partecipare ai bandi per le case popolari, ma troppo bassi per poter pagare un affitto o comprare casa senza aiuti. Solo a Milano 150mila famiglie in un limbo, secondo un’analisi Uil Lombardia su dati Nomisma, in situazioni di pesante disagio abitativo aggravate dalla pandemia. Poi, a peggiorare lo scenario, ci sono i circa 2.500-3.000 sfratti a Milano risalenti ancora agli anni pre-Covid la cui esecuzione è ancora bloccata per effetto delle misure straordinarie anti-crisi, oltre alle migliaia di potenziali sfratti innescati, invece, dalla crisi economica e occupazionale legata all’emergenza sanitaria. Dati che fanno vedere all’orizzonte un autunno segnato dall’emergenza casa in una Milano che continua a muoversi a due velocità: imponenti progetti di sviluppo immobiliare che non si sono mai fermati, prezzi alle stelle e periferie colpite da una povertà diffusa. "Milano ha un alto patrimonio immobiliare, aree degradate e dismesse – sottolinea il sindacato – che senza andare a consumare nuovo suolo, possono essere riconvertite dando risposte a quel fabbisogno di alloggi sociali richiesti".

Secondo dati del Politecnico di Milano, in Lombardia ci sono oltre 3000 aree dismesse distribuite su 600 Comuni: la Città Metropolitana ne assorbe oltre 900. Sui 914 siti da bonificare in Lombardia oltre 400 si trovano a Milano e hinterland. Un patrimonio enorme che non viene sfruttato. "Vanno trovate soluzioni per famiglie in difficoltà, per utenze a medio reddito, per giovani coppie e anziani non autosufficienti – spiega Enrico Vizza, segretario regionale della FenealUil –. Occorre intervenire nei piani urbanistici in modo da consentire lo sviluppo di un’edilizia a basso costo per quelle fasce di cittadini meno abbienti, in accordo con imprese e operatori Immobiliari, e pensare poi a una vera riqualificazione dei quartieri". Quartieri dove, intanto, aumentano le disuguaglianze. Da Brera a Quarto Oggiaro la distanza, breve in linea d’aria, diventa infinita se si guardano i redditi di chi ci vive. Brera-Castello, cuore della vecchia Milano, guida la classifica dei quartieri più ricchi con un reddito medio per contribuente di 100.489 euro all’anno, che supera addirittura di cinque volte quello del rione popolare di Quarto Oggiaro (18.926 euro), fanalino di coda. In mezzo quartieri popolati da “paperoni“come Citylife, Sant’Ambrogio e Duomo, Crocetta e De Angeli, e zone dove si fa fatica ad arrivare alla fine del mese: Forze Armate (23.338 euro), Crescenzago (23.881 euro), Villapizzone (23.963 euro), Affori-Comasina (23.991 euro). Quartieri dove l’affitto o il mutuo sono una voce che grava sui bilanci familiari, anche di fronte a un generale e costante aumento dei prezzi dei beni di prima necessità.

Il carovita a Milano è rappresentato infatti da una curva, sull’ultimo bollettino dell’Unità servizi statistici del Comune, che da settembre dell’anno scorso è in costante salita ed è andata ben oltre i livelli del 2019, per effetto soprattutto dell’impennata di energia elettrica e benzina. «In questo quadro occorre favorire normative inclusive. Diventa fondamentale intervenire riqualificando da un lato il patrimonio pubblico e dall’altro mettendo in atto un piano di realizzazione abitativa sulla falsariga di quanto avvenne negli anni 50’ e 60’ con l’utilizzo dell’edilizia residenziale pubblica – spiega Dijana Pavlovic, Portavoce Kethane Rom e Sinti per l’Italia e candidata al Consiglio comunale con il Pd – che non si perda in lungaggini di assegnazione, non limitandosi al cosiddetto housing sociale, frutto del rapporto mediato con il privato, che non è sufficiente a rispondere alle domande".