Quattro donne abbandonate dalle istituzioni. Tre sono sotto sfratto, nonostante abbiano aderito al protocollo per il sovraindebitamento. Una quarta donna a rischio sfratto perché, deceduti i genitori, ha perso il diritto alla casa. Carmela, Isabella, Sonia, Antonella. Ma sono molte di più le donne e anche gli uomini che vivono in difficoltà, in povertà. Che si vergognano di raccontare le loro storie. Nei palazzoni Aler di furbetti certamente se ne annidano parecchi. Ma sono tante anche le storie di chi cerca di attaccarsi con le unghie alla legalità.
"Mio marito ha perso il lavoro anni fa, lavorava presso una partecipata del Comune, fallita, e da allora non è riuscito più a trovare lavoro - racconta Sonia Frascolla -. Avevamo due figli piccoli che dovevano mangiare e studiare e abbiamo trascurato alcuni pagamenti. Siamo andati avanti grazie al fatto che ho trovato un lavoro ma non potevo fare fronte a tutto. La spada dello sfratto pende sempre sulla nostra testa. E forse da pregiudicata mi lasceranno vivere in casa".
Parole forti di una donna con le lacrime agli occhi che oggi aspetta l’ufficiale giudiziario e le forze dell’ordine che dovrebbero bussare alla sua porta e cacciarla di casa. E ancora più duro è il racconto di Rosa Apruzzi: "Quando è venuto a mancare mio marito, mio figlio è stato male e ha comunicato a drogarsi. Poi ha cominciato a fare truffe per comprare le dosi e i creditori poi venivano a bussare a casa e io non avevo manco un lavoro per pagare i debiti di mio figlio. Ho trovato un lavoro e ho fatto finanziamenti per pagare. Poi ho pagato anche le cambiali ad Aler ma non sono riuscita a saldare il cambialone che era di circa 30mila euro. Ho impegnato tutto quello che avevo, anche gli oggetti in oro al monte dei pegni e non ho più nulla". Anche Rosa è sotto sfratto.
E poi c’è Antonia, pure lei seguita per sovraindebitamento e con il terrore dello sfratto esecutivo. «Ho una vergogna enorme per essermi trovata in questa situazione. Ho commesso degli errori in passato. Il mio compagno ha contratto debiti e poi è sparito e ora non so cosa fare: tremo al pensiero di finire in mezzo ad una strada". La Libas, associazione consumatori che la segue, ha attivato per lei il sostegno psicologico. È stata riconosciuta invalida al 100% e ha bisogno di costante aiuto, tanto che è stato nominato un amministratore di sostegno.
E ancora c’è Michela che dopo l’incontro con Aler è tornata in lacrime a casa e anche per lei è stata attivata l’assistenza psicologica. La sua storia è simile a quella di Isabella Falchi, insegnante in pensione, sola con un figlio, che al momento del divorzio va a vivere col fratello. Poi i genitori si ammalano e allora torna a vivere con loro in una casa Aler in via dei Missaglia a Milano dove viveva da ragazzina. I genitori durante la pandemia vengono a mancare a poca distanza uno dall’altro. "Sono uscita di casa, da questa casa, quando mi sono sposata, poi sono rientrata a casa ma il Comune di Milano mi ha rifiutato la residenza. Assurdo, ora rischio di perdere la casa".