Milano, 17 agosto 2014 - Del presidio sanitario che avrebbe dovuto aprire alla stazione Centrale di Milano per prestare le prime cure ai profughi in arrivo dal Nord-Africa non c’è ancora traccia. Chiesta dal Comune, l’apertura era stata avallata anche da Domenico Manzione, sottosegretario dell’Interno, nel corso dell’incontro tenutosi il 17 luglio a Roma con gli assessori milanesi Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali) e Marco Granelli (Sicurezza). Solo cinque giorni più tardi era stato il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, a condividere la richiesta di Palazzo Marino nell’ambito, stavolta, del vertice tra le prefetture lombarde finalizzato alla messa a punto del piano d’accoglienza. I giorni sono passati senza, però, che tale presidio vedesse la luce. E allora Majorino non ci sta. L’assessore attacca Grandi Stazioni e la Regione . «In Centrale — spiega Majorino — transitano 250 profughi al giorno nei giorni di morbida dei flussi e fino a 1.600 nei giorni di picco. Gli operatori dell’Asl intervengono solo a chiamata. Non è possibile che, a fronte di tali numeri, non sia stato ancora aperto il presidio fisso di primo soccorso».
Le soluzioni concordate erano due, entrambe con l’Asl come epicentro. Da una parte si è chiesto alla società Grandi Stazioni di mettere a disposizione alcuni dei locali in disuso della Centrale. Al binario 21 c’è addirittura un ambulatorio chiuso da anni. Le richieste del Comune e del prefetto finora non hanno però sortito effetti. Da qui l’ira di Majorino: «Grandi Stazioni se ne frega dell’emergenza profughi, questa è la verità. Non si spiega, altrimenti, questa riluttanza nel concedere spazi dismessi della Centrale, a maggior ragione se si considera che c’è già un ambulatorio che potrebbe esser dato in brevissimo tempo e solo provvisoriamente all’Asl».
Da qui alla Regione, il passo è breve. «Al di là dell’esito del confronto con Grandi Stazioni — continua Majorino —, c’è l’inerzia di Palazzo Lombardia. Gli accordi prevedevano un presidio dell’Asl in stazione in servizio 16 ore al giorno. Ad oggi buona parte dell’assistenza medica è ancora a carico delle associazioni del terzo settore e di volontari, che ringrazio per la disponibilità. Maroni al momento è troppo impegnato a fare il leghista e attaccare il Governo sulla gestione degli sbarchi e troppo poco impegnato a fare il presidente della Regione e mobilitare l’Asl». Va oltre Majorino: «Stiamo cercando di capire dagli stessi profughi se ci sia o no un piano nazionale di controlli sanitari. Se sulle coste del Sud li visitino e come. Ho l’impressione che il tema sia sottovalutato».
giambattista.anastasio@ilgiorno.net