LAURA LANA
Cronaca

Enichem, ritorno al futuro: un mini Bosco verticale al posto del petrolchimico

L’intervento al confine tra le periferie di Sesto San Giovanni, Cinisello e Monza. Il progetto diviso in due comparti: nuove case nel verde e un’ala commerciale

La torre faro e le piante caratterizzano la riconversione dell’area da 14.400 metri quadrati tra le vie Luini e Monte Santo

La torre faro e le piante caratterizzano la riconversione dell’area da 14.400 metri quadrati tra le vie Luini e Monte Santo

Sesto San Giovanni (Milano) – In principio ci fu l’EniChem, l’azienda petrolchimica del gruppo Eni che aveva assorbito le principali attività di EniChimica Spa. Poi, dopo la dismissione, arrivò il sogno – e il cartello di benvenuto – del Restellone Habitat. Un sogno morto in culla, a cui seguirono anni di occupazioni abusive e furgoni pieni di rame da rivendere nei cortili dei vecchi capannoni industriali. Quindici anni dopo, quella lingua di terreno tra la ferrovia e il cavalcavia ha una nuova proprietà, un vestito da indossare e nuove funzioni per rammendare la smarginatura di un’area di periferia al confine con le periferie di Cinisello Balsamo e Monza.

Così, l’ex Enichem sarà trasformata in un nuovo quartiere residenziale, dove svetterà una “torre faro“ di oltre 80 metri, che si candida a diventare la prima porta d’ingresso dalla Brianza. Entro fine mese, l’amministrazione approverà il progetto definitivo di una riconversione che interessa 14.404 metri quadrati tra le vie Luini, Monte Santo e il cavalcavia Buonarroti. Il progetto architettonico è stato commissionato dalla società Sesto 2022 allo studio Marco Erba Architect, lo stesso del Padiglione Italia Expo 2015 che insieme a Tp4 Architetti associati ha curato anche il progetto urbanistico.

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Il progetto Enichem a Sesto San Giovanni

L’area è stata suddivisa in due comparti. Quello a nord prevede interventi a destinazione prevalentemente residenziale: una torre di 83 metri (25 piani), un altro edificio di 6 piani, una nuova piazza pubblica, un parco pubblico attrezzato, zone verdi con percorsi pedonali e la valorizzazione delle vie Monte Santo e Monte Nero. Il comparto a sud, invece, avrà destinazione commerciale con supermercato e negozi di vicinato. “È prevista anche una quota di edilizia convenzionata in via Luini per favorire un accesso alla casa più equo e inclusivo – spiega l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda –. Pur essendo un comprensorio di dimensioni limitate, ha una grande rilevanza perché darà risposta a un’area degradata e abbandonata ormai da decenni”.

Il nuovo quartiere ex Enichem nascerà ai piedi della futura Città della salute e della ricerca, connessa con una ciclabile alla nuova piazza Primo Maggio, a due passi dall’Unione Zero e dal grande parco urbano. “Per noi è come se fosse un altro tassello, un satellite della riqualificazione delle ex Falck. Diventa ancora più urgente il prolungamento del metrò e l’apertura della fermata Restellone”, chiosa Lamiranda.

Esattamente tre anni fa l’ex Enichem veniva messa all’asta dopo una storia travagliata, culminata nel fallimento della società Aree srl, che aveva lasciato inconclusi i lavori preliminari di bonifica. L’allora Provincia, titolare dei controlli sulle procedure di risanamento, constatò la sospensione prolungata dell’intervento nel 2011 e il consiglio comunale votò la decadenza del piano. Tre edifici di 5 piani, disegnati dallo studio di architettura Torlaschi in collaborazione con Atelier, e la sede provinciale della Cri: Restellone Habitat è una delle tante occasioni perse di Sesto. “Un progetto residenziale che parte dalla bonifica – raccontava nel 2001 Luca Pasini, responsabile di Aree srl –. Un buon intervento che presenta prezzi contenuti: edilizia convenzionata e un accordo di locazione per coloro che desiderano una casa anche se al momento non sono in grado di comprarla”. Un progetto innovativo, con la creazione di una collinetta per schermare il rumore della ferrovia e pronto a dialogare con le villette di via Luini, già realizzate all’epoca sempre dal Gruppo Pasini.

“Oggi un’operazione simile è impossibile – confessa Lamiranda –. Pesano i costi di bonifica, ma non solo: obblighi di legge e spese esponenziali non consentono di limitare i volumi, come aveva fatto Pasini. Siamo però andati in altezza per non occupare ulteriore suolo, con una torre che contribuirà a trasformare lo skyline di Sesto”.