Luci, soggetti della storia dell’arte, influenze pop e tridimensionalità. Enrico Dicò, artista romano tra pittura, scultura e visual art, si è ribattezzato “The Fire Artist”. Le sue opere, particolarmente amate da star di Hollywood come Sylvester Stallone e Morgan Freeman, giocano con la luce e il fuoco. La sua galleria milanese, inaugurata a giugno 2023 in Foro Bonaparte 18, è un viaggio nella mente di un artista che nel dolore ha trovato il suo personale modo di creare bellezza.
Come nasce la sua arte?
"Ho iniziato come artista negli Stati Uniti, ma il mio percorso creativo è cominciato 15 anni fa, quando lavoravo come grafico pubblicitario, in un momento molto difficile della mia vita. Cercavo, attraverso l’arte, di liberarmi da un profondo dolore legato a una situazione familiare violenta. Per caso, la plastica della mia prima Marilyn si bruciò. Ricordo di essere rimasto immobile a osservarla fondersi. Decisi di presentare l’opera a una mostra alla Galleria Ca’ d’Oro di Gloria Porcella: è stato l’inizio della mia rinascita".
Era nato un artista.
"Ho continuato a creare e a evolvermi nel mio percorso. Uso luci e retroilluminazione, scelgo soggetti iconici: grandi nomi dell’arte e personaggi della cultura pop, villain e supereroi. Poi ho deciso di tornare in Italia. A Roma avevo già una galleria con una clientela affezionata, che mi spingeva a trasferirmi a Milano. Due anni fa ho aperto la mia prima temporary gallery in corso Garibaldi, da un anno e mezzo ne ho una permanente. Milano è un ambiente complesso, ma se riesci a conquistare il pubblico può offrirti davvero tanto".
Cos’è per lei l’arte?
"Per me ha sempre avuto un potere profondamente curativo. Oggi vedo molti giovani in difficoltà nel trovare una passione; spesso riescono a esprimersi solo attraverso la violenza. Il mio sogno è aiutarli a scoprire un modo per dare voce alle loro anime attraverso l’arte. A Roma ho già avuto l’opportunità di farlo con alcuni figli di clienti, portandoli a lavorare nel mio studio".
La star cliente che le è rimasta nel cuore?
"Morgan Freeman. Un’esperienza indimenticabile. Mi era stata commissionata un’opera per lui durante le riprese di Ben Hur a Roma. Ne riceve ogni giorno tra 10 e 15 opere da artisti di tutto il mondo, ma ho accettato la sfida, e mi sono ispirato a un dialogo tra lui e Clint Eastwood in Million Dollar Baby. Quando Freeman ha visto l’opera, è venuto da me, ha ascoltato la mia storia e, guardandomi negli occhi, ha detto: “Solo il perdono uccide la rabbia”".