Milano, 27 aprile 2022 - Cresce l'apprensione per l'epatite acuta tra i bambini, che ha già fatto registrare un centinaio di casi in tutto il mondo, di cui una settantina in Gran Bretagna e oltre una decina in Italia. Dopo i due bambini ricoverati all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (di cui uno sottoposto a trapianto), a Milano si registra il primo caso sospetto. Si tratta di un bambino di quattro anni, che è stato sottoposto a diversi accertamenti all'ospedale San Paolo, dov'è ricoverato in attesa di capire se si tratti di un nuovo caso di epatite anomala. Entro un paio di giorni dovrebbe arrivare l'esito dei test. Il piccolo, secondo quanto si apprende, è arrivato 3-4 giorni fa in ospedale con i segni caratteristici dell'epatite: sintomi gastrointestinali e l'ittero soprattutto, aveva un colorito giallognolo e valori del fegato molto alterati.
"Non stiamo sottovalutando niente. E' tutto sotto osservazione". Ha rassicurato l'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti in relazione al primo caso sospetto di epatite acuta a Milano. Intanto Giuseppe Banderali, direttore della Pediatria e Patologia neonatale del San Paolo mantiene la linea della prudenza: "Non abbiamo ancora chiari segnali che si possa trattare di un caso di epatite acute di origine sconosciuta, non abbiamo tutti gli elementi necessari per poterlo dire. Al momento gli esami sono ancora in corso e siamo in attesa dell'esito dei test eseguiti. Per ora sono state scartate l'epatite A, B e C (mancano D ed E per quanto riguarda le cause più comuni, ndr), ma non abbiamo ancora i risultati di tutti gli esami virali sierologici. Quindi siamo in stand-by". Intanto migliorano le condizioni del piccolo. "Noi siamo tenuti da indicazioni regionali a informare" della presenza di un paziente che potrebbe rientrare nei criteri e per il quale si stanno facendo approfondimenti, "perché si attiva la sorveglianza e il percorso indicato, fino a esito raggiunto" spiega il direttore della Pediatria.
ll bimbo è nel range d'età indicato dai criteri per la definizione di caso, avendo 4 anni, "e aveva valori particolarmente alti di transaminasi, ma questi sono già molto diminuiti. E' un bambino che sta già molto meglio rispetto a quando è stato ricoverato - fa sapere Banderali -. Abbiamo avviato tutti i test, compresa la ricerca dell'adenovirus", uno dei patogeni su cui si stanno concentrando le indagini a livello internazionale. "Gli esami hanno rivelato valori da epatite - rivela Banderali -. Abbiamo attivato subito tutti gli esami indicati per questi casi e le segnalazioni. Ma, al di là di come verrà classificato questo specifico caso, al momento sospetto e non certo, stiamo chiarendo e rassicurando un po' tutti che non ci sono elementi o dati che inducano a un allarmismo particolare".
Se fosse confermato, si tratterebbe del terzo caso in Lombardia, dopo gli altri due, riscontrati in altrettanti bambini, di 6 e 11 anni. Anche se, stando all'Organizzazione Mondiale della Sanità, il secondo bambino sfuggirebbe al range di età attualmente delineato per individuare i casi, e che invece riguarderebbe i piccoli dai 6 fino ai 10 anni. Lo stesso sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha invitato alla prudenza di fronte a una decina di segnalazioni già arrivate da diverse regioni d'Italia. "Attenzione a pensare che ogni caso di epatite in bimbi sia di origine sconosciuta - ha ammonito Sileri - perché anche se rara, questa malattia c'era anche prima. I casi sospetti di epatiti acute saranno probabilmente sovrastimati rispetto ai reali. Attenzione quindi al fiorire di segnalazioni ma poi molti andranno tolti dal computo finale".
Ogni anno ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l'allerta. A seguito di queste, dal 14 aprile il ministero della Salute si è attivato per aggiornare e informare le regioni e per sollecitare a segnalare i casi sospetti che aderiscono alla definizione dell'Oms. Se ancora non ci sono certezze su origine e causa della nuova epatite tra i bambini, sembra che molti dei casi confermati in Gran Bretagna, alcuni anche in Italia, presentino una positività agli adenovirus, virus che di solito provocano sintomi lievi come raffreddore, vomito e diarrea. Gli esperti ipotizzerebbero la comparsa di una nuova variante, oppure che i bambini più piccoli siano immunologicamente meno protetti da questi virus, che durante la pandemia hanno avuto una circolazione molto ridotta. Non ci sarebbero invece collegamenti con il Coronavirus, e tanto meno con i vaccini Covid-19, che in Italia possono essere somministrati soltanto a bambini al di sopra dei cinque anni di età e in Gran Bretagna al di sopra dei dieci.