
In poco più di due mesi, più di quattrocento lombardi e una settantina di milanesi hanno scoperto di avere l’epatite C - e di poter guarire completamente assumendo per qualche settimana (da otto a dodici) una pillola con pochissimi effetti collaterali, che elimina il virus in oltre il 95% dei casi. L’assessorato al Welfare della Regione ha diffuso i primi risultati della campagna nazionale che rappresenta una fase due del piano di eradicazione avviato dal nostro Paese, storicamente uno dei più colpiti dall’Hcv, grazie ai nuovi antivirali che negli ultimi anni hanno rivoluzionato la prognosi di questa infezione cronica, che non dà sintomi anche per molti anni ma è poi la causa principale di cirrosi e cancro del fegato: dopo aver curato i malati noti, è partita la caccia ai “sommersi”, quella vasta platea di italiani che hanno l’epatite C senza saperlo, e che l’Istituto superiore di sanità tre anni fa stimava in circa 300 mila. In Lombardia si stima che almeno 150 mila persone abbiano l’infezione, consapevolmente o inconsapevolmente, e da giugno la Regione ha avviato, stanziando anche fondi propri, una campagna di prevenzione gratuita che prevede l’offerta del test per l’Hcv a tutte le persone nate tra il 1969 e il 1989 che vengano ricoverate o semplicemente facciano un esame del sangue in un punto prelievi di un ospedale pubblico o privato convenzionata col servizio sanitario regionale.
Sinora sono stati eseguiti 43.313 test, dei quali 8.558 negli ospedali dell’Ats Metropolitana, oltre settemila tra Milano e hinterland. Il 68% dei lombardi che hanno aderito alla campagna è donna, e "circa l’1% delle persone testate - spiega la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti - sono risultate positive al virus e potranno essere avviate a un tempestivo percorso di cura", in centri che li prendono in carico. La Regione ha creato un software per la raccolta dei dati e previsto una campagna informativa; la prevenzione dell’Hcv, fanno sapere dall’assessorato, è stata anche inserita tra gli obiettivi in base ai quali si valuta l’operato (e si decidono i premi) dei direttori di Ats e Asst.
Giulia Bonezzi