GIULIA BONEZZI
Cronaca

Casa della cultura musulmana: test gratis sull'epatite C con i medici del San Raffaele

Al via un progetto per raggiungere gli immigrati: "Rimuoviamo gli ostacoli alla campagna di eradicazione della malattia killer dalla quale oggi si guarisce con una pastiglia"

Lo screening ieri alla Casa della cultura musulmana di via Padova 144

Milano - L’appuntamento alla Casa della cultura musulmana di via Padova era alle 17.15, opportunamente slittato verso il finale di Marocco-Portogallo che avrebbe consacrato nella storia i rossoverdi, prima nazionale africana a superare i quarti ai mondiali di calcio. E sicuramente ha visto la partita almeno una parte del target di questa operazione di prevenzione del San Raffaele, che ha debuttato ieri e ha l’obiettivo di allargare il raggio della campagna nazionale e regionale per l’eliminazione dell’infezione da Hcv, il virus dell’epatite C, perseguendo la strategia dell’Oms che punta a ridurre del 90% i nuovi contagi e del 65% i decessi legati a questa patologia entro il 2030. Dallo scorso giugno, lo screening dell’Hcv è offerto gratuitamente a tutti i nati tra il 1969 e il 1989 che vengono ricoverati o fanno un semplice prelievo per le analisi del sangue in Lombardia.

Il target della campagna

E però ci sono popolazioni, segnatamente quella degli immigrati, che hanno più difficoltà ad accedere al test. "Non si tratta tanto di resistenze, quanto soprattutto di mancanza d’informazione. Un altro problema è rappresentato dalla barriera linguistica", spiega il dottor Hamid Hasson, infettivologo al San Raffaele e coordinatore di questo progetto che si chiama Mehlim, acronimo di "micro eliminazione di Hcv e linkage to care degli immigrati a Milano": sviluppato dal reparto di Malattie infettive dell’Irccs di via Olgettina, diretto dalla professoressa Antonella Castagna, col supporto non condizionante della casa farmaceutica Gilead, punta a "rimuovere alcune delle barriere che rappresentano un ostacolo alla cura" delle comunità straniere con un’elevata presenza in città e che provengono da Paesi ad alta prevalenza di Hcv. Ad esempio "il Nordafrica, soprattutto l’Egitto, oltre che altri Paesi africani dai quali però non ci sono arrivi consistenti in Italia; o anche il Sud-Est asiatico, in Europa la Romania e l’Ucraina", spiega il dottor Hasson, che è in contatto con altre associazioni e comunità straniere per replicare giornate di screening e informazione coi medici del San Raffaele. Ma sottolinea come ogni appuntamento sia in realtà "aperto a tutti, inclusi ovviamente gli italiani. Stiamo pensando anche ad attivare un’unità mobile, l’obiettivo è far venire a galla il sommerso".

Perché si è diffuso il virus

Già, perché l’Italia stessa è un Paese ad elevata prevalenza di Hcv. Il virus, che ha modalità di trasmissione simili a quelle dell’Hiv (soprattutto contatto col sangue o altri liquidi biologici infetti), anche se non con la stessa facilità di contagio, è stato scoperto solo nel 1989, e nei decenni precedenti si è propagato soprattutto attraverso trasfusioni o disinfezione non accurata della strumentazione medica. Ad esempio bollire le siringhe in vetro, quelle non usa-e-getta circolate in Italia almeno fino agli anni ’50 e ’60 del Novecento, non era sufficiente per uccidere questo virus, tanto che in alcuni piccoli centri del nostro Paese un ultrasessantenne su tre l’ha contratto. E d’altra parte l’Hcv, che colpisce il fegato provocando un’infiammazione che tende a cronicizzare, può rimanere silente per decenni, col rischio di evolvere in cirrosi ed epatocarcinoma (nel mondo l’80% di questi tumori sono collegati all’epatite B, per la quale esiste un vaccino inserito nell’esavalente che si fa nel primo anno di vita, o C).

La terapia salvavita

Ma l’epatite C, a differenza dell’Hiv (il virus dell’Aids) e "praticamente di ogni altra malattia" considerata un big killer nel mondo, spiega il medico, da alcuni anni ha una terapia che porta alla completa guarigione, eradicando il virus dall’organismo nel 95% dei casi; "anzi nella mia casistica, e al San Raffaele tra la mia unità e le altre abbiamo curato ormai circa duemila persone dal 2015, siamo sopra al 98%". È la rivoluzione dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta, che hanno sostituito la lunga e pesante terapia precedente a base d’interferone e ribavirina con una pillola da assumere una volta al giorno per due-tre mesi che produce effetti collaterali prossimi allo zero. Una cura che in Italia è offerta gratuitamente dal servizio sanitario nazionale; il problema, adesso, è intercettare l’enorme sommerso e abbattere le nuove infezioni (la pillola non è un vaccino, dopo essere guariti ci si può reinfettare), che sono ancora un milione e mezzo all’anno nel mondo. Tante quante i decessi che si potrebbero evitare, sempre nel mondo, curando tutti gli infettati con la nuova terapia; ma per farlo è necessaria la diagnosi, il più precoce possibile. E lo sforzo del servizio sanitario nazionale adesso è soprattutto intercettare chi ha il virus Hcv senza saperlo.

Test gratuito e anonimo

Da qui la campagna di eradicazione, col test gratuito per tutti i nati tra il ’69 e l’89 (ma anche chi non rientra nel target può chiedere al proprio medico di prescrivelo e farlo pagando un piccolo ticket), nella quale rientra anche il progetto Mehlim del San Raffaele, che punta a "rimuovere gli ostacoli nell’accesso alle cure" degli immigrati offrendo nei luoghi frequentati dalle comunità lo screening degli anticorpi, con i medici del San Raffaele supportati da mediatori linguistici per fornire tutte le informazioni. Il test, gratuito e rigorosamente in forma anonima, consiste in un semplice pungidito che fornisce un risultato in pochi minuti. Chi è positivo agli anticorpi dell’Hcv, spiega il dottor Hasson, entra in un "percorso veloce" al San Raffaele che effettua un secondo test "per cercare l’rna del virus e verificare se è attivo; esiste infatti una piccola percentuale di soggetti il cui sistema immunitario è già riuscito ad eliminarlo". Chi è positivo anche al secondo test avrà accesso alla terapia e a tutti gli altri accertamenti eventualmente necessari. Che in Italia sono gratis, per tutti.