NICOLA PALMA e MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Errante Parrino, il boss parente di Messina Denaro ora è in arresto ma il 78enne non si trova: è sparito dalla sua casa di Abbiategrasso

Tra i 150 indagati della maxi inchiesta sul sistema mafioso lombardo: a fine 2023 il gip aveva rigettato 142 richieste di custodia cautelare. Poi il ricorso della Dda accolto dal Riesame

Paolo Aurelio Errante Parrino è considerato referente del “sistema mafioso lombardo“ che unisce Cosa Nostra, Camorra e ’ndrangheta

Paolo Aurelio Errante Parrino è considerato referente del “sistema mafioso lombardo“ che unisce Cosa Nostra, Camorra e ’ndrangheta

Milano, 26 gennaio 2025 – È considerato il referente degli uomini di Matteo Messina Denaro in Lombardia, Paolo Aurelio Errante Parrino, di 78 anni, che del boss scomparso il 25 settembre del 2023 è parente acquisito. Compare tra gli oltre 150 indagati dell’inchiesta “Hydra“ sull’alleanza tra mafie della Dda e dei carabinieri di Milano: a suo carico ora pende un ordine di carcerazione, arrivato dopo il rigetto del suo ricorso da parte della Cassazione. Ma Errante Parrino non si trova. È irreperibile. Ieri mattina i carabinieri si sono presentati ad Abbiategrasso, dove risulta domiciliato, per eseguire l’arresto dell’uomo originario di Castelvetrano (Trapani) ma di lui non c’era traccia. Nessuna novità in serata. Le ricerche sono in corso. 

Il ricorso

A fine 2023 il gip Tommaso Perna aveva rigettato 142 istanze di misura cautelare su 153, disponendo “solo“ 11 arresti. Non aveva condiviso l’impianto della Procura di Milano sull’esistenza in Lombardia di un presunto “patto” tra le tre principali organizzazioni criminali del Paese, mafia, ‘ndrangheta e camorra. Prima svolta lo scorso ottobre, quando il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della Dda di Milano, riconoscendo l’associazione mafiosa contestata dal procuratore di Milano Marcello Viola e dalla pm Alessandra Cerrati. Proprio i giudici del Riesame avevano sottolineato le esigenze cautelari. “Sussiste il pericolo di fuga”, avevano detto anche alla luce del legame con Messina Denaro che per anni è stato latitante e per questo, per i giudici era “probabile che” il contesto criminale a cui è legato Parrino “possa riservare un’analoga soluzione”. Decisione a cui la difesa si è opposta, presentando ricorso in Cassazione.

La decisione finale

Ora la Cassazione ha respinto il ricorso. E non è l’unico: alcuni arresti, una decina, sono già stati eseguiti; altri ricorsi saranno discussi la prossima settimana. Ma manca all’appello Errante Parrino, che è ritenuto dai pm dell’antimafia il “punto di riferimento del Mandamento di Castelvetrano nel Nord Italia”, riconducibile al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Proprio lui sarebbe stato “punto di raccordo” del sistema mafioso in Lombardia che avrebbe unito Cosa Nostra, ‘ndrangheta, camorra e Matteo Messina Denaro, con cui era cugino, parente acquisito da parte di moglie.

L’indagine

Già condannato a dieci anni per associazione per delinquere di tipo mafioso, è considerato referente nell’area lombarda della cosca trapanese e indicato quale “uomo d’onore della famiglia di Castelvetrano, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere e delle strategie da adottare per la realizzazione degli scopi illeciti dell’associazione”. Secondo le indagini della Dda, Errante Parrino avrebbe anche passato a Messina Denaro “comunicazioni relative ad argomenti esiziali”, mentre era latitante, anche perché il boss avrebbe avuto un interesse diretto, secondo i pm, “negli ingenti affari finanziari realizzati in Lombardia dal sistema mafioso lombardo”.

La maxi inchiesta “Hydra“ è tornata sulle pagine di cronaca anche nei giorni scorsi, quando i poliziotti della Squadra Mobile hanno arrestato Giovanni Abilone, di 44 anni, tra gli indagati per associazione di stampo mafioso. Controllato in piazza San Babila mercoledì, nella sua auto nascondeva cocaina e un revolver calibro 38 con 5 proiettili nel tamburo. E a casa, in provincia di Varese, aveva ricavato una “stanza segreta“ nel magazzino degli attrezzi con dentro armi e munizioni. Quindi è finito in manette per spaccio di droga, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, armi da guerra e armi clandestine con relativo munizionamento.