NICOLA PALMA E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Esondazione del Seveso, perché l’opera che salverebbe Milano è in ritardo di sette anni

La presentazione nell’ottobre 2014: "Gli esposti non ci fermeranno". Ma la scadenza del 2016 per i quattro bacini è rimasta lettera morta

Il Seveso esondato: i tombini scoperchiati dalla furia delle acque

“Noi partiamo. E i ricorsi non ci fermeranno". 20 ottobre 2014, aula delle udienze della Corte dei Conti. Le parole di Erasmo D’Angelis, capo di "Italia Sicura", la task force del governo Renzi per "la mitigazione del rischio idrogeologico", fanno intravedere la luce in fondo al tunnel dopo decenni passati a combattere contro le bizze del Seveso. È quello il giorno in cui viene presentato ufficialmente il piano che promette di mettere definitivamente la città al riparo dalle piene.

La vasca al parco Nord in fase di collaudo (Foto Comune Milano)
La vasca al parco Nord in fase di collaudo (Foto Comune Milano)

La road map prevede la realizzazione di cinque vasche di laminazione (poi ridotte a quattro) a nord della metropoli, così da limitare a monte il torrente maledetto. I tecnici ministeriali snocciolano cifre (115,2 milioni di euro per i bacini e 89,8 per le opere di depurazione) e dispensano date certe sulla fine dei lavori: giugno 2016 per gli invasi di Senago, dicembre 2016 per gli altri di Paderno Dugnano, Lentate sul Seveso e Parco Nord.

A distanza di nove anni dall’annuncio, quelle scadenze sono rimaste lettera morta. E quelle dichiarazioni così rassicuranti suonano quasi come una beffa per chi ha dovuto fronteggiare l’ennesima rovinosa alluvione, la numero 118 di una serie che pare infinita. Anno dopo anno, i tempi si sono dilatati sempre di più, allungati da una serie di fattori.

Il primo: al di là delle opere già finanziate (e comunque non completate in tempo), i fondi per realizzare le altre sono arrivati solo due anni dopo, cioè quando gli interventi avrebbero già dovuto essere realtà. Nel caso dell’invaso di Senago, ritenuto il più strategico, prima la scoperta di residuati bellici nell’area di cantiere e poi la rescissione del contratto con l’azienda che si era originariamente accaparrata i lavori hanno contribuito a sforare il cronoprogramma.

Senza dimenticare le battaglie legali di chi non voleva la vasca nel proprio territorio, un destino comune per Senago e per il bacino che sorgerà nel Parco Nord, al confine tra Milano e Bresso. Ora, però, almeno per quest’ultima opera dovremmo essere alle battute finali: sono in corso i collaudi, fanno sapere da Palazzo Marino, e venerdì verranno effettuate alcune prove con l’acqua di falda per testare le apparecchiature elettromeccaniche. "Tra un mese avremo a disposizione la vasca di Bresso, avrebbe aiutato molto", ha assicurato il sindaco Giuseppe Sala.

“E qualcuno dice ancora che le vasche non servono. La vasca di Milano è in collaudo, ma le altre, quelle della Regione, sono indietro", aveva detto qualche ora prima l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, innescando l’ennesimo botta e risposta con Palazzo Lombardia. A stretto giro è arrivata infatti la replica del governatore Attilio Fontana: "Credo che Granelli si dovrebbe occupare di gestire meglio la città, perché credo che non siano mai successe tante situazioni come queste, che dimostrano un completo abbandono".

E ancora: "Lui dovrebbe preoccuparsi a casa sua, noi il nostro lavoro lo stiamo facendo: le vasche di laminazione saranno pronte, la prima verrà consegnata entro la fine di gennaio, la seconda entro marzo, stiamo rispettando i tempi". Un mese e mezzo fa, l’assessore regionale al Territorio Gianluca Comazzi aveva spiegato: "La vasca di Senago sarà terminata per dicembre 2023 ed entrerà in esercizio nella primavera del 2024. Per quella di Lentate sul Seveso l’intervento è stato avviato, e per quanto riguarda l’ultima, a Paderno Dugnano, è in corso la progettazione".