di Nicola Palma
e Marianna Vazzana
"Mi sa che ho perso la Play Station fra, hai capito?". Un messaggio in codice per far capire al complice di aver smarrito la pistola durante la fuga post rapina ai danni di una escort, lo scorso 7 marzo. I due, Farouk E., marocchino di 23 anni, e Nizar M., ventiquattrenne nato nel Comasco (entrambi residenti vicino Genova), in quel momento erano a bordo di un taxi insieme a una loro complice: Yadhira C. P., ventunenne, della provincia di Monza e Brianza. I tre, poco prima – come è stato ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile di Milano diretta da Alfonso Iadevaia – avevano fatto irruzione a casa di una escort in zona Maciachini dopo che uno di loro le aveva teso una trappola concordando un incontro a luci rosse nel suo appartamento. La vittima è stata derubata di 4mila euro, monili in oro e una borsa di marca ritrovandosi bersaglio di un’aggressione brutale: pistola puntata addosso, un abito stretto attorno al collo come a strangolarla, la testa schiacciata contro il materasso e poi sbattuta contro la testiera, mentre veniva palpeggiata.
Seconda rapina da “Arancia meccanica“ in due giorni, perché il 5 marzo era successo un episodio fotocopia a una escort in zona Buenos Aires: la telefonata per prendere appuntamento in casa. E poi l’assalto. Prima l’ingresso di uno – che dopo le indagini è risultato essere lo stesso Farouk E. – e poi della sua complice che gli investigatori hanno identificato in Desirée R., ventiseienne della provincia di Genova. Il bottino: 200 euro, bracciali in oro, quattro telefoni cellulari. Preso usando violenza: la donna che ha provato a reagire è stata colpita dall’uomo alla bocca con il calcio della pistola, colpo che le ha causato la rottura di alcuni denti.
Ieri la banda è stata arrestata dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura, che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le accuse sono di rapina e lesioni personali aggravate; Nizar M. dovrà rispondere anche di violenza sessuale. Fondamentali, per risalire agli autori, sono state le testimonianze delle vittime e l’analisi dei filmati delle telecamere delle due zone, oltre alla dashcam del taxi che ha ripreso i volti degli aggressori dopo la seconda rapina.
La “Play Station“ smarrita, la pistola poi risultata essere a salve, è stata trovata dalla Polizia Scientifica nel condominio della seconda vittima e sequestrata. Altro elemento che si è rivelato prezioso: l’impronta digitale di un pollice destro, lasciata sulla superficie del televisore di una delle camere da letto. Le analisi hanno portato dritto a Farouk E., che era già noto alle forze dell’ordine per un curriculum con precedenti penali per stupefacenti, reati contro la persona e contro il patrimonio. Già il 19 gennaio 2018 era stato arrestato per rapina aggravata, per due colpi in due pizzerie messi a segno impugnando una pistola a salve. Inchiodato, nel raffronto fotografico, anche da un tatuaggio: la scritta “Love“ sulle falangi della mano sinistra. Emerge nelle indagini anche il contributo delle due ragazze, che hanno rovistato nelle case e “spogliato“ le vittime. La ventunenne avrebbe avuto un rimorso di coscienza confessando la rapina alla madre (lo disse la madre, telefonando ai carbinieri) e temendo che la vittima fosse morta. Poi, però, avrebbe ritrattato. Nell’ordinanza, il gip evidenzia quanto le rapine siano state "particolarmente gravi"; nella seconda, Nizar M. "si è abbandonato a una condotta estremamente violenta, tentando di strangolare la vittima e abusando sessualmente della stessa". E "la stessa modalità è fortemente sintomatica di una spiccata pericolosità sociale".