STEFANO
Cronaca

Esdebitazione dell’incapiente: estremo rimedio a situazioni estreme

Pillitteri Mi scrive una lettrice che si trova in una situazione davvero spinosa. Per via di un vissuto piuttosto...

Pillitteri Mi scrive una lettrice che si trova in una situazione davvero spinosa. Per via di un vissuto piuttosto...

Pillitteri Mi scrive una lettrice che si trova in una situazione davvero spinosa. Per via di un vissuto piuttosto...

Pillitteri

Mi scrive una lettrice che si trova in una situazione davvero spinosa. Per via di un vissuto piuttosto complicato non è mai riuscita a trovare un’occupazione stabile. Oggi lavora part time per una cooperativa con uno stipendio medio di 800 euro con cui deve mantenersi, a 60 anni, in un paese dell’hinterland milanese. Le gravi ristrettezze economiche hanno fatto sì che sviluppasse un forte arretrato nei confronti dell’ente proprietario dell’immobile in cui vive in affitto, oltre che dell’agenzia delle entrate. Una situazione per cui la legge prevede il rimedio più estremo: l’esdebitazione dell’incapiente. La signora è, infatti, significativamente al di sotto della soglia di povertà che l’Istat, per un’area metropolitana del Nord Italia, calcola in poco più di 1.100 euro. Ed è evidente che non ha alcuna risorsa disponibile per fare fronte ai debiti. Anzi, è dato chiedersi a quali sacrifici debba sottoporsi per sopravvivere con uno stipendio così modesto in un comune della cintura di Milano. In questi casi la legge 3/2012 (oggi integrata nel codice dell’insolvenza) concede, per una sola volta nella vita, una seconda chance cancellando drasticamente un debito che mai potrebbe essere onorato.

Oltre a quello di non essere già stato esdebitato deve ricorrere il requisito della “meritevolezza”. I debiti non devono essere stati contratti per ragioni voluttuarie (oltre che, naturalmente, con dolo) ma solo per stretta necessità. Come nel caso della signora. Se poi nei successivi quattro anni sopravvengono guadagni significativi che consentano il pagamento del debito in misura non inferiore al 10%, l’esdebitato sarà tenuto a corrisponderli per la quota eccedente le esigenze di vita. È una procedura in cui riveste un ruolo centrale il “gestore della crisi” (ben difficilmente un incapiente potrà permettersi l’assistenza di un avvocato) che, sulla base delle informazioni, stende una relazione che schiuderà le porte del Tribunale e della liberazione dal debito.

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