di Andrea Gianni
MILANO
L’obiettivo della Prefettura di Milano, delineato durante l’ultimo incontro con i sindacati, è arrivare a chiudere la sanatoria entro la fine del 2023, quando saranno trascorsi quasi quattro anni dalla legge del 2020 sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri dei settori domestico e agricolo. Dopo ritardi e lungaggini c’è stata un’accelerata estiva, grazie all’assegnazione al disbrigo delle pratiche di dieci funzionari già in forze alla Prefettura, anche se resta ancora da definire circa il 40% delle domande. Non solo una questione di burocrazia, ma di vite tenute in sospeso per oltre tre anni, e di persone che attendono una risposta. Lo scorso gennaio, quando era stato sollevato l’allarme sul ritardo nell’elaborazione delle pratiche, erano state concluse (con accoglimento o rigetto) solo 12.434 domande su 26.225, meno della metà. Da allora sono stati fatti passi avanti, grazie al rinforzo del personale dedicato alla partita, che ha consentito di passare da 200 domande smaltite ogni mese a quota mille, colmando il “buco“ lasciato dalla mancata proroga dei precari del Viminale.
Durante l’ultimo incontro con i sindacati, a fine luglio, è stato tracciato un quadro della situazione. Su 26.225 domande presentate sono 14.992 quelle concluse, pari al 57% del totale: 12.381 (l’82.5%) sono state accolte mentre 2.611 (il 17.5%) sono state rigettate, secondo gli ultimi dati al 30 giugno. Sono 1.337 le convocazioni già in agenda nel periodo di agosto, mentre l’obiettivo è quello di imprimere una ulteriore accelerata in autunno, per chiudere entro fine anno la partita che ha visto il fischio d’inizio in piena pandemia. La fine di un’odissea, perché tra le tante limitazioni che la pratica di sanatoria per colf, badanti e operai agricoli extracomunitari prevede c’è il divieto di allontanarsi dall’Italia, anche temporaneamente. Il rischio è la decadenza automatica dalla domanda, con l’esclusione dalla sanatoria varata per far emergere il lavoro nero in settori come l’assistenza domestica e l’agricoltura.
"La risposta della Prefettura c’è stata – spiega Enrico Azzaro, responsabile del Dipartimento immigrazione della Uil Milano e Lombardia – e i provvedimenti presi si stanno dimostrando efficaci, anche perché gran parte dei ritardi erano riconducibili alla mancanza di personale dedicato".
Un altro problema era nella difficoltà nel recapito delle raccomandate ai richiedenti che, per la natura precaria del loro impiego, spesso cambiano datore di lavoro e indirizzo di residenza. Ma i ritardi sono dovuti principalmente a un pasticcio sul personale, perché a fine 2022 non era stata attivata la proroga dei lavoratori in somministrazione (circa 800 a livello nazionale) da parte di Manpower nelle Prefetture, necessari per gestire la sanatoria. Altri 408 erano somministrati da parte di GiGroup presso le Questure. Personale precario reclutato tramite società esterne proprio per colmare la carenza di organico negli uffici del ministero dell’Interno.
La mancata proroga è stata seguita da manifestazioni di protesta e appelli al Viminale, perché per paradosso rimanevano disoccupate persone "che si occupavano di dare una soluzione lavorativa e di vita a migliaia di persone migranti aventi diritto alla regolarizzazione". Alla Prefettura di Milano erano 18 i lavoratori somministrati dedicati alle pratiche sulla sanatoria, supportati da 3 funzionari di corso Monforte.
Dopo la mancata proroga del contratto sono stati sostituiti in extremis con altri 10 funzionari prefettizi assegnati allo smaltimento delle istanze. E la “toppa“ si è dimostrata efficace, portando a un’accelerazione delle domande esaminate, anche se per arrivare alla parola fine serviranno ancora dei mesi. Nelle province più piccole la sanatoria è sostanzialmente conclusa, mentre la situazione più critica si è registrata in territori più popolosi e con un’altra concentrazione di stranieri come Milano e Roma. A settembre, intanto, torneranno in forze i lavoratori somministrati, che secondo il piano di organizzazione del lavoro presentato dalla Prefettura a Cgil, Cisl e Uil dovrebbero essere impiegati per i ricongiungimenti familiari. Un altro nodo da sciogliere, sul fronte immigrazione, perché "ad oggi scontano un anno di ritardo",e procedono con una lentezza esasperante per le famiglie rimaste in sospeso.