SIMONA BALLATORE
Cronaca

La storia della cooperativa CAeB: dai “pionieri” in Statale nel 1979 all’Ambrogino di oggi

Il gruppo archivistico e bibliotecario conta oggi 320 soci. In questi anni c’è stata l’impresa di catalogazione per l’università ma anche le teche Rai

Alcuni soci della cooperativa al lavoro tra gli scaffali

Alcuni soci della cooperativa al lavoro tra gli scaffali

Milano – È il 1979: alla Statale di Milano Franco Della Peruta, professore di Storia del Risorgimento, ha un’intuizione. Prende spunto da una legge - la 285 del ’78 - contro la disoccupazione giovanile e invita i suoi laureati a creare una cooperativa archivistica e bibliotecaria. Nasce così, con i primi 16 giovani pionieri, CAeB, che oggi conta 320 soci (il 74% è donna), continua a prendersi cura di cataloghi e archivi unici e il 7 dicembre sarà premiata con l’Ambrogino d’oro. Al timone c’è Laura Panzeri, tra i soci fondatori insieme alla vicepresidente Gigliola Marsala. "Il professore della Peruta ha pensato al nostro futuro – sorride la presidente –: anche allora non c’erano tante possibilità di impiego. Ha cercato il modo di tenere legati i suoi laureati a quel mondo fatto di documenti storici, in modo da valorizzare anche il patrimonio lombardo".

La CAeB cominciò firmando i primi contratti con biblioteche e Comuni. Vennero organizzati corsi di formazione perché prima archivisti e bibliotecari erano tutti impiegati pubblici: c’era una nuova professione da costruire. Si andò avanti così, fino al 1983. Chiusa l’"esperienza della 285", molti di quei pionieri vennero assunti nello Stato con un concorso. Altri decisero di scommettere ancora sulla cooperativa, aprendo nuovi capitoli.

A partire dal contratto con la Statale stessa, per catalogare il suo materiale bibliografico: "Ricordo le prime schede a mano, le dattilografe che battevano a macchina su matrici di ciclostile, le schedine sui cartoncini con autore e soggetto. Ogni scheda richiedeva un tempo infinito", racconta Laura Panzeri. Un’impresa coronata nel 1999 da un’altra avventura: "Inserire tutto il patrimonio nel sistema automatizzato Sbn, ovvero 650mila libri. Ci lavorammo per due anni con una squadra di 40 persone. Un lavoro titanico".

Quanto quello svolto per la Rai, l’anno prima: vennero ingaggiati per le prime teche di Rai 1. "Abbiamo dovuto montare un’antenna altissima sul tetto della nostra sede, in via Mercalli, chiedendo l’autorizzazione – ricorda ancora Laura –: registravamo i programmi nelle cassette Vhs e catalogavamo, da una parte la tivù, dall’altra i pc. Eravamo due squadre. Entro 72 ore dal trasmesso rimandavamo il programma catalogato". Son nati anche diversi amori in quegli uffici, che oggi contano 320 soci specializzati, che lavorano per 14 università, per biblioteche, comuni, musei.

"Ogni archivio porta con sé un’avventura appassionante". Lo sa bene quel gruppetto di ex studenti che con CAeB ha “salvato“ le poesie di Alda Merini scritte sui cartoni della birra o sui pacchetti di sigarette, ha custodito la lettera della Monaca di Monza, che non voleva si pescasse nello specchio di Lambro accanto al suo monastero, e oggi rende disponibili gioielli non solo agli studiosi ma a cittadini e scolaresche, incantate da fogli scritti di pugno e dal profumo della carta.