
Danilo Coppe ha eseguito oltre 700 interventi
Milano, 2 febbraio 2017 - Milanese, classe 1963, è il mago delle esplosioni, il massimo esperto in Italia. Danilo Coppe racconta come da un film di John Wayne sia arrivato a essere scelto come consulente per salvare La Mecca, la città sacra dei musulmani. Chiamato dalla società di costruzioni edili appartenente alla famiglia Bin Laden.
La sua professione?
«Geominerario esplosivista, con oltre 700 interventi all’attivo».
Dove nasce l’interesse?
«Il primo seme a 8 anni, conquistato dal film “Hellfighters”, tradotto orribilmente in “Uomini d’amianto contro l’inferno”, con John Wayne nei panni di un esperto nello spegnimento di incendi di pozzi petroliferi. La folgorazione a 10 anni: nella trasmissione “Avventura” di Mino Damato, scoprii un lavoro che non conoscevo: il demolitore di palazzi. Grazie al “Piccolo chimico” cominciai a grattare il salnitro dai muri e non mi son più fermato: la scuola mineraria di Agordo poi diploma in geotecnica a Padova. Ma continuo a studiare ancora oggi. Nel 1989 ho fondato la Siag, la società di demolizioni, nel 2005 l’Ire, l’Istituto di ricerche esplosivistiche che in Italia mancava».
Occupazione?
«Studio e realizzazione di progetti che prevedono l’uso di esplosivi. Non solo demolizioni, ma anche consulenze, spesso per le istituzioni. Per esempio abbiamo controllato e riconfezionato le armi sequestrate nella guerra in Kosovo e stoccate alla Maddalena per essere spedite in Iraq ai curdi nella guerra all’Isis. Poi faccio molta attività forense, consulente in tribunale, e insegno».
Tre esempi in Lombardia?
«Abbiamo demolito l’ex raffineria Agip di Rho, tenuto consulenza di security sull’antiterrorismo per una nota catena alberghiera e sono stato perito di parte civile in uno dei processi sulla strage di piazza della Loggia».
Tempi per le demolizioni?
«In un giorno tiri giù qualsiasi cosa ma per lo studio e la preparazione si va dalle 3 ore per una torre dell’acqua tradizionale alla settimana per la torre cracking con appoggi in cemento armato e putrelle in acciaio della raffineria di Rho».
Cos’ha in ballo ora?
«Una consulenza per La Mecca. Stanno realizzando gallerie nel sottosuolo che portano alla Mecca in un terreno di rocce tipo granito. E per scavarle usano dinamite. Mi hanno contattato per riprogettare gli scavi in modo da prevenire l’impatto delle vibrazioni dovute alle esplosioni sulla Kaaba».
Chi l’ha contattata?
«La società Bin Laden».
Quel Bin Laden?
«La società è della sua famiglia»
E come sono arrivati a lei?
«Un consulente angloamericano l’avrebbero visto come fumo negli occhi. Lì lavorano aziende di progettazione italiane che hanno fatto il mio nome. Ormai nel settore sono conosciuto. Il problema è che nessun “infedele’’ può entrare alla Mecca e quando andrò sul posto, non potrò avvicinarmi. Forse userò un drone. Non è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere. In Marocco, per permettermi di occuparmi di una frana sospesa su una diga e di evitare un effetto Vajont, hanno dovuto fare un decreto legge speciale».
Sogni nel cassetto?
«Demolire ecomostri come le Dighe di Begato a Genova o i casermoni abbandonati a Castellanza di fianco all’autostrada, brutto biglietto da visita per chi atterra a Malpensa».