Evasione fiscale su Bottega Veneta Kering paga 186 milioni di euro

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Il gruppo multinazionale Kering che detiene il marchio del lusso Bottega Veneta ha definito "la propria posizione con il fisco italiano, mediante accertamento con adesione, versando nelle casse dell’Erario la somma" di oltre 186 milioni di euro, "a titolo di maggiori imposte dovute, sanzioni e interessi". Lo ha reso noto ieri il procuratore facente funzione di Milano Riccardo Targetti, dando conto anche delle indagini della Gdf che hanno accertato "l’esistenza e l’operatività in Italia della stabile organizzazione occulta" per aggirare il fisco in relazione allo sfruttamento commerciale del marchio. Le indagini, coordinate dal pm Stefano Civardi e dall’aggiunto Maurizio Romanelli, sono state delegate ai finanzieri che hanno effettuato verifiche su due società del gruppo Kering: la prima è la Divisione Bottega Veneta della Luxury Goods International S.a che aveva un ruolo di produzione e distribuzione in tutto il mondo dei prodotti di lusso della maison con sede in una villa settecentesca a Montebello Vicentino: la seconda è Bottega Veneta S.a dal 2012 detentrice del marchio della maison e quindi dei diritti di sfruttamento. Gli accertamenti delle fiamme gialle hanno dimostrato l’esistenza di una stabile organizzazione in Italia non dichiarata.

Per questo sono indagati per omessa dichiarazione dei redditi i 4 legali rappresentanti pro tempore delle due società svizzere. I fatti contestati vanno dal 2012 al 2019. Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di "dimostrare - si legge nella nota di Tagetti - che le primarie funzioni aziendali" della Divisione" erano state prevalentemente esercitate a Milano, da personale operativo presso le consociate italiane del gruppo multinazionale di appartenenza". Al contrario le due società elvetiche avrebbero svolto "funzioni ausiliarie allo sviluppo del business aziendale", come la logistica e il customer service, tali da essere qualificate "operatori economici connotati da un ridotto rischio di impresai". L’inchiesta è simile a quella che in passato aveva riguardato il marchio Gucci, sempre controllato da Kering.