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Appartamento a Citylife, viaggi in Range Rover, conto in banca con più di 200 mila euro. Niente male per un ex avvocato radiato dal suo Ordine perché già protagonista, in passato, di truffe e raggiri di clienti. Si era ripreso alla grande, stando all’accusa, in pratica facendo finta di niente, cioè continuando a presentarsi come legale e dandosi da fare a modo suo nelle aste giudiziarie. L’ “avvocato“ Maurizio Bignami, dunque, 60enne finito in manette ieri su ordine del giudice come da richiesta del pm Carlo Scalas, offriva alle sue vittime inconsapevoli prestazioni da intermediario nell’ambito delle aste giudiziarie di immobili. Sceglieva i clienti possibilmente tra immigrati stranieri che ambivano all’acquisto di un appartamento senza svenarsi e così finivano nella rete dell’ex legale che aveva messo a punto un sistema piuttosto efficiente.
Si faceva conferire una delega con tutti i crismi e per conto del “cliente“ - una volta una cingalese, un’altra una cinese, un terzo maghrebino - accedeva alla procedura esecutiva presentandosi ogni volta all’incaricato come avvocato e tralasciando il particolare di “ex“. Naturalmente aveva già provveduto a farsi consegnare cospicui anticipi dai clienti, denari necessari per poter concorrere. E poi si presentava loro con certificati di aggiudicazione del tutto falsi, che aveva provveduto a confezionare rassicurandoli così sul fatto che erano finalmente proprietari degli immobili desiderati, l’uno in piazza 5 Maggio, l’altro in via Casoretto, un terzo a Rozzano alle porte della metropoli.
E ogni volta erano 100 mila, 200 mila e giù di lì i prezzi “spuntati“ all’asta grazie all’abilità dell’avvocato Bignami, che in realtà non aveva mosso un dito. Salvo che per confezionare i falsi certificati di aggiudicazione e fornire per i pagamenti dovuti iban diversi da quello del conto corrente delle aste giudiziarie.
Ma tanto era difficile che clienti senza particolare dimestichezza con la lingua e la burocrazia italiana potessero accorgersi dell’inganno, almeno fino a quando non dovevano prendere atto con sorpresa - dall’amministrazione giudiziaria - che quegli immobili erano finiti chissà a chi e che loro erano stati truffati dal “legale“ nel frattempo svanito nel nulla.
Con l’unica vittima italiana delle sue pratiche, stando all’accusa l’avvocato Bignami si accontentò di acquistare davvero l’immobile indicato, limitandosi ad una “cresta“ sul prezzo di trenta mila euro per il disturbo. Da ieri però l’ex avvocato è in carcere, avendo ritenuto il giudice che se ai domiciliari Bignami avrebbe potuto continuare i suoi traffici, magari al computer. E un ordine di sequestro preventivo ha bloccato il suo conto con 225 mila euro e la sua Range Rover.
"Il paradosso - commenta il procuratore aggiunto Eugenio Fusco che coordina il dipartimento che si occupa di truffe - è che Bignami è stato arrestato non tanto per i suoi raggiri davvero gravi (ma per i quali la legge non consente le manette se non in casi particolari) quanto per reati come le false attestazioni a pubblico ufficiale che invece prevedono la possibilità di custodia cautelare".
Mario Consani