
di Monica Autunno
Ex cava Gera De Lucchi, dopo il maxi finanziamento dalla Regione Lombardia via ai primi lavori: subito le indagini sui terreni, dove si trovano da 50 anni melme contaminate dai idrocarburi, in una fase successiva la bonifica. E a Trezzano Rosa si va a sanare una situazione che si trascina, irrisolta, da decenni. Una precedente bonifica, risalente al 2012, non aveva infatti dato i risultati sperati. Le attività sui terreni della cava in disuso, che si estende su una superficie di circa 7.500 metri quadrati alle porte dell’abitato, fra l’oasi naturalistica e il centro sportivo, sono partite nei primi giorni dell’anno. Per ora una pulizia, preliminare alle indagini con carotaggi, che, affidate a una società specializzata, si terranno nelle prossime settimane. Solo gli esiti sugli esami aggiornati dei terreni consentiranno poi di definire un piano di intervento risolutivo. La vicenda è nota. Risale a poco tempo fa il finanziamento, circa tre milioni e mezzo, assegnato dal Pirellone al comune. Il finanziamento era arrivato a margine di una conferenza di servizi che si era tenuta nello scorso novembre. Frutto, aveva sottolineato allora il sindaco Diego Cataldo, "di una lunga e ininterrotta azione condotta dal comune nelle sedi regionali". La vicenda è lunga ed annosa. La cava risale agli anni 60. Era stata realizzata come sito di prestito a servizio della realizzazione della circonvallazione del paese. Ad ultimazione della strada era rimasto il buco. E qui, nei primi anni Settanta, il ripristino si era accompagnato a scarichi fuori controllo di rifiuti pericolosi fra cui, come si è evidenziato e accertato in seguito, melme contaminate da idrocarburi. Negli anni Ottanta era partito un primo tentativo di messa in sicurezza andato poi a vuoto. Pochi anni dopo il comune aveva acquisito l’area dai precedenti proprietari, e nel 2012, portato a casa un primo importante stanziamento regionale per una bonifica che non aveva però dato i risultati sperati. L’ultimo maxi stanziamento è arrivato in dicembre, erogato da Regione nell’ambito dell’ultima programmazione 2022 per i siti inquinati. L’iter delle opere sarà lungo e complesso. L’obiettivo è risolvere una volta per tutte la problematica. Fondamentali saranno gli esiti delle indagini sui terreni, che dovranno ancora certificare la qualità e la quantità degli inquinanti. Una certezza: non sono mai stati riscontrati, nel corso delle indagini degli anni scorsi, problemi di contaminazione della falda acquifera.