Il destino di Cascina Molino Torrette, la cascina che da 40 anni ospita la Comunità Exodus fondata da don Antonio Mazzi, è in bilico. E lo è per un semplice fatto: al momento non c’è la volontà politica di consumare lo sfratto, ma da parte della politica non c’è neppure un aiuto né annunciato né concreto né sostanziale per mettere la Comunità nelle condizioni di provvedere ai lavori che potrebbero evitarle lo sfratto. Marco Granelli, assessore comunale alla Sicurezza, è chiaro: "Non vogliamo che don Mazzi vada via dal parco Lambro". Franco Taverna, vicepresidente di Exodus, però, è a sua volta altrettanto chiaro: "Siamo andati a trattare con il Comune e con la Regione per provare ad entrare nel merito delle possibili soluzioni, ma non ne abbiamo potuta approfondire alcuna, la posizione delle istituzioni è: dovete fare i lavori richiesti altrimenti non potete rimanere dove siete. Ma noi non riusciamo a sostenere la spesa per quei lavori e non sappiamo quanto si rivelerebbero utili all’atto pratico".
Già, i lavori richiesti. "Il Comune – spiega Taverna – ci ha inviato un documento perentorio col quale ci si dice che siamo obbligati a montare delle paratie mobili intorno alla Cascina per difenderci dall’esondazione del Lambro e tutelare, quindi, i nostri ospiti. Secondo un primo studio occorrerebbero qualcosa come 130 paratie: un lavoro ed una spesa davvero ingenti".
La cascina è di proprietà del Comune, ma la convenzione firmata da Exodus una volta vinto il bando, prevede che anche le spese per la manutenzione straordinaria siano in capo alla comunità. "Al di là della spesa, non sapremmo dove tenere e stoccare queste paratie mobili". Il punto, però, è il seguente: il Comune ha assegnato ad una comunità residenziale una cascina che sorge su un’area dove l’Autorità di bacino del fiume Po vieta (da sempre) che ci possano essere immobili o attività che prevedano la residenza fissa, 24 ore su 24, di persone. Quell’area del parco Lambro rientra, infatti, nelle aree golenali. Da qui la necessità dei lavori di adeguamento. Che origina, però, da una convenzione che deriva da un bando che non avrebbe dovuto prevedere le funzioni che ha infine previsto. Un vero pasticcio, del quale l’aggiudicatario del bando non può avere responsabilità. Questa è, semmai, in capo al Comune. Che, però, sottolinea Granelli, "ha agito in questo modo proprio per consentire ad Exodus di restare al parco Lambro", proprio per effetto della sua storia e del ruolo avuto anche nel rilanco di quel pezzo di città oltre che dei ragazzi.
Quanto alla Regione, nell’incontro avuto nei mesi scorsi a Palazzo Lombardia, ai rappresentanti di Exodus è stato fatto sapere che una soluzione contro le esondazioni o le piene del Lambro, è la realizzazione di un’altra vasca di laminazione tra Monza e Milano, per l’esattezza nei 500mila metri quadrati dell’area della Cascinazza, l’unica non urbanizzata lungo l’asse che unisce da nord a sud Monza, Brugherio, Sesto San Giovanni e Milano. Una vasca collocata in questa area consentirebbe di proteggere l’area nord-est del capoluogo lombardo e, appunto, il parco Lambro. "Ma la previsione che ci è stata data dalla Regione per la sua realizzazione è di 10 anni" spiega il vicepresidente di Exodus. Non poco, se nel frattempo c’è un ordine perentorio di eseguire delle opere. Granelli però replica: "I lavori sono in carico ad Exodus per via della convenzione siglata al momento dell’assegnazione della cascina – conferma l’assessore comunale –, ma non abbiamo dato, al momento, alcuna scadenza per provvedervi proprio perché vogliamo tutelare la Comunità e trovare una soluzione che consenta a questa attività di restare al parco Lambro. Faccio presente che sull’area ci sono più investimenti da parte di soggetti diversi, tutti tesi a salvaguardarla dalle piene e a ridurre il rischio di esondazione, posto che il rischio zero non ci sarà mai. Il Comune sta spendendo 7,5 milioni di euro per opere in via Idro e ha già approvato un piano di protezione civile finalizzato proprio ad evitare che Exodus debba andarsene e sia costretta a trovare sede altrove. Ersaf, l’ente regionale, ha in programma interventi al parco Lambro, mentre Regione Lombardia ha messo in agenda la realizzazione della vasca di laminazione tra Milano e Monza, utile per alleviare significativamente il rischio".
Giambattista Anastasio