
A Expo sdoganata anche la carne di coccodrillo
Milano, 26 giugno 2015 - Dopo il via libera del ministero della Salute dello scorso aprile, a partire da oggi all’Expo di Milano si potrà assaggiare un piatto di porcetto sardo. Cibo finora vietato, come la carne di serpente o di coccodrillo, almeno in Europa, per via della peste suina che aveva contagiato gli animali dell’isola. Da tre anni, ormai, il «porceddu» poteva essere mangiato solo in Sardegna, a causa del diktat con cui Bruxelles aveva vietato le esportazioni per contenere la contaminazione. Una sorta di quarantena della popolazione di suini isolani. Per Expo, tuttavia, Regione Sardegna si è messa in moto per ottenere lo speciale lasciapassare che viene concesso in occasione di questi grandi eventi. Obiettivo: dimostrare che la carne è sicura, visto che il maialetto viene sottoposto a un processo di termizzazione (ossia di riscaldamento) prima di essere spedito alle cucine dei ristoranti. «Essendo un prodotto che arriva già cotto, non c’è rischio di contaminazione», assicurava qualche tempo fa Rodolfo Manfredini, responsabile qualità della Coldiretti. Proprio il sindacato degli agricoltori celebrerà oggi a Expo l’arrivo del maialetto, sorvegliato speciale degli uomini dell’Asl Milano dalla preparazione al servizio finale. In una nota ufficiale Coldiretti si dichiara pronta a battere i pugni «per avere certezze sul futuro di un settore determinante per l’economia dell’isola». Expo, nella strategia del sindacato, dovrebbe essere il punto di partenza per riaprire il commercio di maiale sardo.
Il porcetto non è l’unica carne che ha impiegato mesi per approdare alle tavole dell’Esposizione universale di Milano. Anche il coccodrillo è ancora chiuso fuori dai padiglioni di Rho-Pero per via della complessa macchina dei controlli sanitari. La richiesta di autorizzazione arriva dallo Zimbabwe. A febbraio era già sotto i raggi X degli uomini del ministero della Salute, però chi oggi bussa allo stand del Paese africano (nel cluster dei cereali e dei tuberi) resta con l’amaro il bocca: per servire il «crocoburger» manca la materia prima, ossia l’hamburger macinato con carne di coccodrillo. «In realtà il carico è già a Malpensa – puntualizza Jihad El Badaoui, dello staff del padiglione –, ci vorrà ancora una decina di giorni». El Badaoui, che è fratello del console generale dello Zimbabwe in Italia, spiega che il Paese africano sta scommettendo proprio su Expo per allargare il commercio «della carne di coccodrillo a tutta l’Italia e l’Europa». Ad esempio in Belgio, precisa il ministero della Salute, il rettile si consuma già da tempo.
Il semaforo verde dei sanitari romani è arrivato dopo 150 analisi, una radiografia che ha evidenziato le proprietà delle carne, i suoi sapori («tra il petto di pollo e l’orata», approssima El Badaoui) e l’assenza di odori. Al padiglione africano lo accompagneranno con bibite e salse a base di baobab, che nelle tradizioni del grande continente è considerato l’albero della vita. El Badaoui precisa che «l’hamburger sarà realizzato in Italia, nel Milanese, dall’azienda De Amicis che ha già ottenuto l’autorizzazione, mentre stiamo selezionando imprese italiane per una linea di prodotti sott’olio: coccodrillo con arance di Sicilia, con pomodori pachino». Gli industriali del tonno si stanno già candidando per diventare partner.
Al momento restano fuori dal recinto di Expo la carne di serpente e gli insetti: i sanitari non hanno concesso il via libera. A fine maggio, invece, il padiglione del Giappone ha organizzato una degustazione di pesce palla, potenzialmente letale per l’uomo se il cuoco non elimina del tutto il veleno. L’Europa ha tenuto in sospeso il verdetto per settimane, prima del «sì» speciale per Expo.
luca.zorloni@ilgiorno.net
Twitter: @Luke_like