Emilio
Magni
Varda, varda el Ginett cume el fa balà l’oeucc", l’altra mattina al "canton di ball" (l’angolo della piazza dove amano radunarsi i pensionati a "contarla su" e tirar mezzogiorno) il Carletto non ha potuto fare a meno di invitare tutti a guardare l’amico Ginetto che lanciava sguardi assai interessati verso signore e signorine che passavano per andare a fare la spesa. Nonostante sia già avanti negli anni al "Ginett" sembra ancora sentire, anche se magari un po’ fievole, quello che lui chiama il "ruggito del leone", o "il richiamo della foresta". Il commento della Rosetta, anche lei al "canton" è stato: "El farà anca balà l’oeucc, ma po’ basta". Tutti, compreso l’interessato "Ginett", hanno convenuto che la "sciura Rusetta", aveva ragione: ormai el "Ginett" le donne poteva solo guardare. "Fa baà l’oeucc" è un modo di dire un tempo molto usato nella parlata dialettale milanese, lombarda in generale. Significava "prestare attenzione" tenendo d’occhio le cose con attenzione. Il modo di dire non si riferiva evidentemente solo alla ricerca, magari anche un po’ spasmodica, di ragazze, ma anche a altre, chiamiamole, investigazioni, indagini e via dicendo. "El faseva balà l’oeucc" anche chi era in giro con lo scopo di fare qualche buon affare, chi cercava un prodotto che gli interessava molto ma che era difficile da scovare. Il modo di dire voleva anche significare "cercare di trovare l’occasione buona". Tra coloro che l’avevano più in uso erano i ladri borseggiatori che cercavano il momento, il luogo buono per rubare qualche cosa. L’"oeucc" è protagonista. Come ci racconta Francesco Cherubini nel suo dizionario del dialetto milanese vi sono oltre cinquanta modi di re che in cui l’occhio è principe. Eccone alcuni: "Luntan di oeucc, luntan dal coeur" "Oeucc non ved, coeur no doeur", o ancora "Mett i oeucc addoss". Quest’ultimo, ovvero "mettere gli occhi addosso", simile al nostro "Fa balà l’oeucc". Forse il più bello però era "avech i oeucc in vedrina", per dire portare gli occhiali.
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