
Fabio Brochetti nel 2015 con il nonno Pietro Rossi
Rosate (Milano) - “Mio nonno mi ha insegnato il valore della libertà”. È un omaggio al nonno materno Pietro Rossi, partigiano comunista a Milano tra il ’44 e il ’45, ma è anche un modo per riaffermare principi universali, come il contrasto a ogni forma di totalitarismo, il libro di Fabio Brochetti ‘Ricordi resistenti’, presentato di recente a Paullo e Pregnana Milanese anche in occasione degli 80 anni della Liberazione.
Il volume è un excursus di aneddoti e curiosità che Pietro, classe 1927, era solito raccontare quando era in vita e che il nipote ha raccolto e rielaborato dopo la scomparsa dell’ex partigiano, avvenuta nel 2016. Brochetti, giornalista di 43 anni, una laurea in storia, ha militato a lungo nella Lega e ora è esponente di una lista civica di centrodestra a Rosate, suo Comune di residenza. È lui a ripercorrere la genesi del libro.
Un politico di destra che racconta di suo nonno, partigiano garibaldino. È particolare.
“Quando io e lui parlavamo di politica, ci scannavamo. Ma certi valori non hanno casacche, destra e sinistra sono definizioni anacronistiche. Mi riconosco nell’antifascismo, così come nell’anticomunismo e nel contrasto a ogni forma di totalitarismo”.
Come avvenne che suo nonno entrò in contatto coi partigiani?
“Al bar ‘Gino’, nel quartiere Calvairate, dove viveva, nonno Pietro conobbe Roberto Ricotti, che poi fu tra i partigiani fucilati al campo Giurati. Il desiderio di spendersi in prima persona contro il regime nacque da lì”.
Partigiano della 117esima brigata ‘Riccardi’, poi della 124esima brigata ‘Ricotti’. Che tipo di azioni faceva suo nonno?
“Disarmi e piccoli sabotaggi. Una sera lui e i suoi compagni intercettarono un brigatista nero all’uscita da un cinema di viale Piave: gli piombarono addosso, gli tolsero il mitra e ogni altro materiale bellico. ‘I fascisti facevano tanto i gradassi, ma poi anche loro avevano paura’, era solito ricordare il nonno a proposito di quell’episodio. Ancora. Il 16 dicembre 1944, quando Mussolini venne a Milano per pronunciare il ‘discorso della riscossa’ al teatro Lirico, i partigiani intensificarono le azioni di disturbo. Il nonno e i suoi compagni distrussero una tipografia che stampava volantini per la propaganda nazi-fascista”.
Cos’altro?
“Ci furono anche episodi di inaspettata solidarietà. Come quando mio nonno subì una perquisizione domiciliare da parte di una squadra di fascisti e tedeschi. Il capo-squadra, un fascista, si accorse di una pistola che il nonno aveva nascosto in uno scarpone e non soltanto non diede l’allarme ai suoi camerati, ma aspettò di trovarsi da solo con lui per dirgli: ‘La prossima volta, falla da furbo“”.