
Fallimenti: dipendenti portano via le loro cose dagli uffici
Milano, 21 agosto 2021 - Dai negozi del marchio francese del biologico Bio C’Bon all’Archivio Aldo Mondino, aperto nel 2006 in via Giannone con l’obiettivo di svolgere attività di studio e catalogazione delle opere di uno dei maestri dell’arte contemporanea. Attività diverse unite dalla stesso destino, il fallimento dichiarato dal Tribunale di Milano. Da gennaio sono 532 le società fallite nella Città metropolitana di Milano, territorio dove hanno sede legale anche multinazionali e numerose imprese attive in altri territori. Una media di 66 ditte che ogni mese arrivano al capolinea, con numeri in aumento rispetto al calo registrato nel 2020, anno della pandemia, per effetto delle misure del Governo che attraverso un’iniezione di denaro nel sistema aveva permesso alle imprese di resistere congelando situazioni di dissesto che ora stanno esplodendo. Il Tribunale di Milano, nel 2020, aveva emesso 707 istanze di fallimento, una media di 58 ogni mese, con un calo del 34,7% rispetto al 2019.
In quell’anno, infatti, a fallire erano state 1.083 imprese, una media di 90 al mese. Nel 2021, quindi, la situazione sta tornando alla normalità anche a causa del progressivo rientro delle misure straordinarie salva-imprese, con un’ondata estiva di fallimenti e una conseguente perdita di posti di lavoro. Si sta realizzando lo scenario delineato dal presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, Alida Paluchowski, che lo scorso aprile, intervistata dal Giorno, prevedeva "un aumento, progressivo nel tempo o improvviso", anche sulla scorta delle stime di Bankitalia che a livello nazionale indicavano il rischio di 6.500 fallimenti in più rispetto agli 11mila dichiarati fisiologicamente ogni anno. Il magistrato aveva invitato a "non buttare soldi per aziende già decotte prima del Covid, ma trovare cure per quelle che possono salvarsi". Sono 54, invece, da gennaio ad agosto 2021, la richieste di concordato preventivo a Milano: procedura alla quale possono ricorrere aziende in crisi per tentare un risanamento. Dati più o meno in linea con il 2020, quando si erano registrate 106 istanze, e con le 122 del 2019.
Dietro i numeri ci sono le storie di imprese che hanno esaurito l’ossigeno, investimenti e sogni in fumo, crisi personali, dipendenti lasciati a casa e fornitori che da mesi aspettano di essere pagati. E fra le centinaia di imprese che falliscono si nascondono anche società “fantasma“, scatole vuote create per frodi fiscali, coperture di attività illecite o per mettere le mani su contributi. Le sentenze sono una rassegna della vasta e variegata gamma del dissesto a Milano. Ristoranti e imprese edili, società immobiliari ed esportatori di vini, cooperative e startup di successo finite nella polvere. Brusche cadute di marchi cresciuti nella Milano del lusso e del turismo: la Spa leader degli affitti brevi Halldis e il bistrot Montenapoleone 14, l’impresa dello stilista Tolentino e la Srl Seeds&Chips che sull’onda di Expo era riuscita a portare a Milano Obama. E la crisi non risparmia il mondo della cultura, con il sogno di tramandare la memoria dell’artista Aldo Mondino arrivato all’epilogo.